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#RispettaChiTiAiuta. L’Ordine degli infermieri di Arezzo al Senato detta le linee d’azione contro la violenza agli operatori sanitari

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#RispettaChiTiAiuta. L'Ordine degli infermieri di Arezzo al Senato detta le linee d'azione contro la violenza agli operatori sanitari
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Tecnologia e formazione a supporto del personale, campagne di comunicazione per i cittadini. Ecco le nuove proposte degli infermieri 

Tecnologia a supporto del personale, formazione con tecniche di descalation, campagne di comunicazione, un serio monitoraggio sugli episodi di aggressione nei confronti degli operatori sanitari.

Queste le linee d’azione illustrate da Giovanni Grasso, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Arezzo, ai partecipanti al convegno #Rispettachitiaiuta, la sicurezza degli operatori sanitari, svoltosi a Roma nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato. Una iniziativa di Opi Arezzo che ha visto la presenza di una vasta rappresentanza dei senatori della Commissione Igiene e Sanità in Senato, tra cui la Presidente Annamaria Parente e il Senatore Gaspare Marinello, autore del disegno di legge sulle misure di protezione strutturali per gli operatori sanitari da attuare nei pronto soccorso italiani e nei luoghi dell’emergenza urgenza.

Tra i presenti, i rappresentanti di tutte le Federazioni Nazionali degli ordini delle professioni sanitarie che hanno portato proposte e contributi da inserire nel disegno di legge Marinello e a integrazione della legge antiviolenza 113 del 2020, primo risultato concreto della campagna #rispettachitiaiuta lanciata da Opi Arezzo nel 2018 con lo spot realizzato dall’emittente Teletruria.

“Le vittime di violenza, ha proseguito Grasso, sono tante, troppe, come mostrano i dati dell’Indagine della Sovrintendenza Sanitaria Centrale Inail. Nel quinquennio 2016-2020 sono stati oltre 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati e codificati come violenza fisica e verbale, aggressione e minaccia. Di questi il 46% è concentrato negli ospedali e case di cura o studi medici, il 28% nei servizi di assistenza sociale residenziale (case di risposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza), il 26% nell’assistenza sociale non residenziale. Dati che sono la punta di un iceberg con ben il 32,4% che non denuncia gli atti di violenza. Su questo aspetto, ha proseguito Giovanni Grasso, anche grazie al Pnrr, si dovranno mettere in atto politiche a tutela della sicurezza degli operatori sanitari con azioni che rifiutino la violenza e destinando risorse alla prevenzione e gestione di questo fenomeno.

Tra le tecnologie illustrate, la dotazione di una body cam per l’operatore sanitario, o di uno smart watch collegato alla centrale del 118 o ad un istituto di sorveglianza per scoraggiare eventuali forme di aggressione. Non solo. Formazione in primo piano per gli operatori sanitari dell’emergenza urgenza e campagne di sensibilizzazione per la collettività. E nel frattempo, appello alle istituzioni, regionali in primis, affinché dotino di strumentazioni di sorveglianza e di guardie di sicurezza i presidi di primo soccorso per scongiurare atti di violena al personale.

Con questo convegno, ha sottolineato Giovanni Grasso, si è chiuso il cerchio di un percorso iniziato nel 2018 con #rispettachitiaiuta. Adesso vanno portate a terra le proposte emerse al convegno con il contributo di tutti gli ordini professionali sanitari, ha concluso il Presidente di Opi Arezzo e coordinatore Opi Toscana.

Redazione Nurse Times

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