Tra le misure principali previste dalla bozza di decreto legge sulla riduzione delle liste d’attesa in sanità, a cui il Consiglio dei ministri ha da poco dato via libera (accompagnato da una bozza di diesgno di legge), spiccano l’apertura degli ambulatori nei weekend e una tassazione agevolata per gli operatori sanitari che lavorano extra.
Le due misure in questione sono rispettivamente contenute nell’articolo 4 (“Potenziamento dell’offerta assistenziale”) e nell’articolo 7 (“Imposta sostitutiva sulle prestazioni aggiuntive”). Ecco cosa prevedono.
L’articolo 4 del decreto legge stabilisce che le visite diagnostiche e specialistiche saranno effettuate anche nei giorni di sabato e domenica, con la possibilità di estendere l’orario delle prestazioni. I direttori regionali della sanità avranno il compito di vigilare sull’attuazione di queste disposizioni e di inviare un report al ministero della Salute. Le loro attività saranno soggette a valutazione, con possibili sanzioni o premi in base all’efficacia delle misure adottate.
L’articolo 7 introduce un’imposta sostitutiva del 15% sulle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive per incentivare il personale medico e infermieristico. Questa agevolazione fiscale si applicherà ai compensi erogati a partire dall’entrata in vigore del decreto. Durante il primo periodo d’imposta i compensi saranno soggetti alle ritenute attuali, con la possibilità di determinare l’imposta sostitutiva nella dichiarazione dei redditi. Negli anni successivi l’imposta sarà applicata direttamente dal sostituto d’imposta.
“Queste misure – commentano dal sindacato infermieristico Nursind – dovrebbero rappresentare un tentativo significativo di ridurre le liste d’attesa e migliorare l’accesso alle cure, incentivando al contempo il personale sanitario a contribuire maggiormente con prestazioni aggiuntive durante il fine settimana. Tuttavia la tassazione agevolata al 15% potrebbe sembrare una compensazione minima rispetto al sacrificio di lavorare nei giorni di riposo”.
Ma vediamo qualche dettaglio in più sulla tassazione agevolata (flat tax) per medici e infermieri che lavorano extra.
L’aliquota ridotta al 15%, da applicare agli straordinari di medici e infermieri una volta che il testo del decreto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore, è la stessa già prevista per le partite IVA che rientrano nel regime forfettario. Tale regime, introdotto dalla Legge di Bilancio 2015, prevede il versamento di un’imposta sostitutiva all’Irpef per i soggetti fiscali che registrano ricavi o compensi annui fino a 85.000 euro.
Il modello di tassazione agevolata prevede un’unica aliquota in sostituzione della tassazione Irpef per aliquote e scaglioni. Sul reddito viene quindi applicata un’unica aliquota di tassazione, ulteriormente ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività.
Per applicare il regime forfettario è necessario il rispetto di determinati requisiti e sono previste clausole d’esclusione. Per il 2024 è confermata anche la soglia antielusione di 100.000 euro. Superato tale limite di ricavi o compensi, si uscirà immediatamente dal regime forfettario nel corso dell’anno.
Le critiche al decreto: “Mancano le risorse”
In generale non mancano le critiche ai provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri. Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni, lamenta un’assenza di concertazione con le Regioni ed esprime dubbi sulla disponibilità delle risorse economche necessarie per attuare le misure sulle liste d’attesa.
Dubbi condivisi dalla segretaria Pd, Elly Schlein: “Non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”. Ma anche dal’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, oggi deputato Pd: “Il nodo è quello delle risorse. Ogni riforma senza risorse, a quattro giorni dalle elezioni, è pura propaganda”.
Bocciano le misure sulle liste d’attesa pure alcuni governatori. “Una palla immensa”, dice il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca; “Un intervento di facciata, senza risorse”, argomenta il collega toscano Eugenio Giani. Meno drastico il governatore del Lazio, Francesco Rocca: “I fondi servono sicuramente, ma ritengo che questo sia un primo passo importante per dare un segnale al sistema”.
Redazione Nurse Times
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