Da poco si è concluso presso il Policlinico di Bari il convegno di “L’Università e la ricerca medica”, nel quale ha partecipato lo stesso Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, con gli interventi del Magnifico rettore. Prof. Antonio Felice Uricchio, il Presidente della Regione Puglia, Dr. Michele Emiliano ed il direttore Generale dell’Università degli Studi di Bari, Dr. Federico Gallo. Tante belle parole sulla ricerca, peccato che anche questa volta la ricerca infermieristica sia stata considerata di seconda categoria.
Ascoltando e leggendo le parole dei “massimi esponenti” politici ed universitari, il nostro primo pensiero è stato: “CHE TRISTEZZA”. Una tristezza infinita che non fa altro che rispecchiare il panorama generale della società nei confronti dell’infermiere. L’infermiere continua ad essere anche nelle Università e in Politica, la figura professionale di serie B, sotto sempre le necessità mediche.
Il Direttore Generale, Federico Gallo, si rivolge al Ministro Lorenzin, chiedendo un suo impegno politico per dare più opportunità ai giovani medici nel campo della ricerca.
Proprio in questa richiesta e risposta che nasce nel più profondo di noi una tristezza assoluta, una tristezza che trova conferma anche sullo stesso tavolo di contrattazione durante il quale è stato “riconosciuto” l’infermiere specialista e l’infermiere esperto. Già da allora abbiamo pensato subito che tale riconoscimento fosse un contentino alla nostra professione. Perché diciamo questo? Semplicemente perché l’infermiere specialista e l’infermiere esperto sono due figure già riconosciute a livello legislativo nel 2006, con la legge 43 (Vedi Nurse Times, Arriva l’infermiere specialista). NON serviva contrattare per far riconoscere delle figure che già da 10 dovrebbero essere riconosciute.
Ma tutti in Festa! “Finalmente avrà detto qualcuno”.
In questo convegno nessuna parola spesa per la Ricerca Infermieristica, come se tale fosse considerata una ricerca di seconda categoria. Eppure l’Infermiere non è in possesso di sola laurea triennale e master di 1 livello, ma in Italia ci sono tanti Infermieri che hanno dottorati di ricerca i quali danno un loro contributo alla conoscenza scientifica internazionale.
Tristezza nel vedere che solo all’estero infermieri ricercatori italiani hanno i loro riconoscimenti (vedi Nurse times, La professoressa Loredana Sasso), eppure la ricerca italiana infermieristica non ha nulla a che invidiare a quella medica. Ognuno analizza un aspetto riconducibile alle proprie sfere di competenza, ma ognuna di queste ha la sua importanza.
E allora, in nome di tutti gli infermieri italiani che “fuggono all’estero per poter far ricerca”, anche noi abbiamo delle richieste da fare al Ministro Lorenzin:
- Quando arriverà anche per l’infermiere il giusto riconoscimento nell’ambito della ricerca?
- I dottorati di ricerca in Infermieristica devono essere considerati esattamente come quelli medici. Alla fine del dottorato, ogni professionista acquisisce il titolo di PhD ovvero “Phylosophe Doctor” e alla comunità scientifica poco importa che tu sia infermiere, medico o terapista ma ti valuta in base all’arricchimento scientifico che ognuno dà.
- È mai possibile che all’interno dell’Università gli unici assegni di ricerca vengano affidati quasi ed esclusivamente ai medici dottorandi e non agli infermieri dottorandi?
- È mai possibile che gli infermieri dottorandi debbano ricercare uno “sponsor” per ottenere un assegno di ricerca?
Sa perché le facciamo queste domande, Carissima Ministra Lorenzin?
Semplicemente perché, forse lei non sa, che gli infermieri italiani non hanno nulla da invidiare ai colleghi anglosassoni o americani in termini di conoscenze intellettuali e di “impact factor” nelle pubblicazioni, se non per il fatto che i nostri infermieri lo fanno solo per passione (nei confronti della ricerca e dei pazienti ai quali si rivolgono) e non di certo per il contributo economico, dato che spesso lo fanno senza nessuna remunerazione.
Basta fare una revisione nella letteratura sui principali strumenti di ricerca come Pubmed e Cinahl, inserendo semplicemente due parole chiavi “banali” come “nurse AND italy” che escono fuori 1985 pubblicazioni effettuate da colleghi infermieri. E ci siamo limitati a non andare più in profondità e ampliare maggiormente i criteri di ricerca.
Per cui forse è arrivata l’ora di non far finta di non vedere, ma di dare la giusta considerazione anche alla nostra categoria, che tutti i giorni assiste pazienti in maniera autonoma e fa in modo, sia a livello assistenziale che a livello scientifico/ricerca, di dare loro una Qualità di Vita migliore.
Per questo diciamo “BASTA”.
LA Redazione Nurse Times
Bibliografia
- Pucciarelli Gianluca. Arriva l’infermiere specialista: passo in avanti o “un contentino”?. Nurse Times. Avaible su www.nursetimes.org
- Simone Gussoni. La Professoressa Loredana Sasso, infermiera ricercatrice, sarà premiata negli Stati Uniti. Nurse Times. Avaible su www.nursetimes.org
- Giuseppe Papagni. Università di Bari, visita del ministro Lorenzin. Infermieristica & Ricerca le parole assenti. Nurse Times. Avaible su www.nursetimes.org
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