Intervistata da Bresciaoggi, Edelweiss Ceccardi, presidente dell’Associazione Diabetici della provincia, esprime la propria indignazione per la discussa decisione del Governo.
“Chi è contro la scienza non dovrebbe fare il medico, ma il manovale. Sono molto preoccupata per il reintegro dei sanitari no vax negli ospedali. Noi diabetici abbiamo pagato un prezzo altissimo alla pandemia di Covid e, pur vaccinati, viviamo comunque con il patema di prendere l’infezione. Come facciamo a sapere se un sanitario che ci accoglie nell’ambulatorio o un medico che si accosta al nostro letto di ospedale è vaccinato o no? Come pazienti fragili, con tutte le precauzioni che stiamo adottando per proteggerci, dobbiamo rischiare per un no vax che ci viene vicino in un luogo che dovrebbe essere deputato alla cura?”.
È indignata Edelweiss Ceccardi, presidente dell’Associazione Diabetici della provincia di Brescia, dopo le recenti norme del Governo che in nome del “ritorno alla normalità” hanno reintegrato al lavoro medici e infermieri non vaccinati contro il Covid. “Si continua a ripetere che il virus è meno grave, ma questo vale per chi è sano – prosegue -. Per i fragili non è così: basta poco per ammalarsi gravemente. Per questo chiediamo che continuino a essere adottate tutte le cautele necessarie, a partire dall’obbligo delle mascherine negli ospedali, che va prorogato oltre la scadenza di fine anno. Quanto ai sanitari no vax, ci auguriamo che siano destinati ad attività d’ufficio, non a contatto con le persone malate”.
Un appello lanciato a pochi giorni dalla Giornata mondiale del diabete, che si celebra il 14 novembre e che intende portare l’attenzione sulla malattia, una “epidemia silenziosa” che interessa oltre 3,5 milioni di persone in Italia, con un trend in aumento e una prevalenza che cresce con l’età ed è più frequente nelle fasce di popolazione socialmente svantaggiate. L’accesso alle cure è il tema scelto per la Giornata, perché poter contare sulle migliori terapie - dai nuovi farmaci ai device tecnologici per la gestione della glicemia – e su controlli periodici è il presupposto per assicurare una buona qualità di vita al malato, evitando complicanze e disabilità.
“I tempi di attesa per le visite di controllo, purtroppo, sono ancora lunghi, e la pandemia ha complicato le cose – conferma Ceccardi -. Al Civile di Brescia, che è centro di riferimento, si aspettano anche 12-13 mesi. Il problema è che i medici non bastano mai perché i bisogni sono in crescita, e anche sul territorio ci chiediamo come verranno gestite le case della comunità, vista la carenza di sanitari”.
L’associazione, oltre a tutelare e dar voce ai diritti dei pazienti, svolge da sempre un’attività “sussidiaria” a favore dei malati, sostenendo ad esempio borse di studio per dietiste al Civile, Leno e Chiari, e intervenendo con fondi propri per acquistare strumentazioni e presidi. Ultimo in ordine di tempo è un ossimetro, prezioso strumento per la cura del piede diabetico del valore di oltre 24mila euro, donato al Civile e disponibile per essere utilizzato da tutte le Diabetologie di città e provincia.
Redazione Nurse Times
Fonte: Bresciaoggi
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