L’NMC lo ha ridotto di mezzo punto. Le critiche alla difficoltà dei test hanno sortito l’effetto sperato. Ora si attende l’entrata in vigore della decisione.
È bastata una settimana per l’approvazione e ne occorrerà un’altra per l’entrata in vigore della decisione: l’NMC, ente deputato alla definizione degli standard di competenza degli infermieri nel Regno Unito e alla tenuta del relativo Registro, ha appena stabilito di ridurre di mezzo punto il voto richiesto per il superamento della prova scritta del test IELTS, portandolo da 7 a 6.5.
Tutti gli infermieri che non hanno conseguito una laurea in lingua inglese o non hanno esercitato per almeno un anno la professione infermieristica in un Paese dove l’inglese costituisce la prima lingua parlata (non solo gli europei, dunque), infatti, possono iscriversi al Registro britannico solo dopo aver certificato la propria competenza linguistica e superato un test, nel quale occorre anche conseguire uno specifico punteggio in ciascuna delle quattro prove (scrittura, lettura, comprensione, parlato).
Il primo a essere introdotto, nel gennaio 2016, fu proprio lo IELTS (International English Language Testing System), che tuttavia sollevò numerose polemiche. Non solo per l’estrema selettività del punteggio richiesto dall’NMC (un voto minimo di 7 in tutte le quattro prove e uno score complessivo minimo di 7), ma anche per la genericità dei quesiti. Alcuni candidati, infatti, si ritrovarono a dover descrivere il traffico urbano o il procedimento di preparazione della marmellata, che avevano ben poco a che fare, evidentemente, con l’assistenza infermieristica.
Secondo un famoso rapporto, denominato “IELTS and declining nursing recruitment: don’t blame Brexit” e pubblicato nel 2017 dalla famosa agenzia di reclutamento HCL, i requisiti linguistici richiesti dall’NMC non si basavano su alcuna evidenza scientifica ed erano superiori perfino alla media di un madrelingua!
Le critiche e il ridotto numero di aspiranti in grado di ottenere la certificazione richiesta, con conseguente aggravio delle già drammatiche e croniche carenze organiche nell’NHS, spinsero il Nursing and Midwifery Council, nel novembre 2017, a includere fra i test anche l’OET (Occupational English Test), mirato alle professioni sanitarie e quindi accolto con maggior favore dagli aspiranti, benché decisamente più costoso (oltre 370 euro).
Neppure l’OET, tuttavia, è riuscito a frenare il crollo delle iscrizioni al Registro britannico, precipitato del 96% nel 2016-17 e di un ulteriore 87% l’anno successivo, complici, verosimilmente, anche i timori per l’imminente Brexit.
La nuova decisione dell’NMC, pertanto, punta ad allentare ulteriormente la severità del livello di competenza linguistica, necessario a esercitare la professione infermieristica nel Regno Unito. Basterà ad attrarre un maggior numero di infermieri oltremanica?
Luigi D’Onofrio
Italian Nurses Society
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