Di seguito, la lettera aperta inviata a seguito delle polemiche sui media riguardanti le previsioni dell’auto infermieristica.
Caro cittadino,
vogliamo dirti subito che il sistema d’emergenza urgenza della provincia di Reggio Emilia è sicuro e solido indipendentemente dal professionista inviato a soccorrere, in quanto la scelta di chi deve intervenire è determinata da più fattori: dalla distribuzione dei mezzi, dalla distribuzione delle professioni, dalla distribuzione dei pronto soccorso (e da che tipo di pronto soccorso sono), dalla distribuzione degli ospedali (e che tipo di ospedali sono) rispetto a una determinata area e casistica ad esempio.
In sanità non esiste un meglio o peggio, ma esiste il concetto di “appropriato”. In certi contesti è più appropriato avere un mezzo con infermiere, in altri con medico, in altri con entrambi, in altri con i soli volontari del soccorso. Questo perché sicuramente non sarai rimasto indifferente a titoli e battage mediatici che nei giorni scorsi hanno riempito le pagine di carta stampata e i vari social, ci riferiamo al tema dell’auto infermieristica ad integrazione dell’auto medica.
Come Ordine delle professioni infermieristiche non abbiamo interesse a commentare o criticare quanto scritto, ma a tutela del cittadino e a salvaguardia dei colleghi che già operano nel settore riteniamo doveroso esprimere la nostra posizione con una consapevolezza: la professione degli infermieri è oggi molto cambiata; gli stessi non sono più figure professionali ausiliarie rispetto ad altre professioni, ma professionisti dotati di autonomia, con proprie e specifiche competenze.
Ti ricordiamo, infatti, che l’infermiere è un professionista laureato, che consegue master e specializzazioni universitarie che gli consentono di coordinare reparti, dipartimenti e intere strutture territoriali e, nel caso specifico, che gli permettono di lavorare nell’emergenza territoriale, affrontando corsi intensivi dove viene richiesto un training nel tempo.
Tutto questo deve essere valorizzato, anche sulla scorta di altre esperienze in campo internazionale che hanno evidenziato l’importanza dell’intervento infermieristico nelle condizioni cliniche “caratterizzate nel migliorare le possibilità di sopravvivenza dei pazienti, in condizioni di assoluta garanzia riguardo all’efficacia, sicurezza, tempestività del trattamento, nonché nel rispetto della soddisfazione di pazienti, congiunti e operatori del sistema di emergenza – urgenza”.
Devi sapere che la Raccomandazione n. 15 del ministero della Salute del febbraio 2013 afferma che nei servizi di emergenza/urgenza l’obiettivo è quello di garantire prestazioni immediate agli utenti che presentano alterazioni delle funzioni vitali tali da compromettere potenzialmente e gravemente lo stato di salute e non di una diagnosi medica che è certamente fondamentale e necessaria ma che arriverà subito dopo. L’infermiere in questo senso è in grado di fornire risposta appropriata in situazioni d’emergenza urgenza; tuttavia, ci teniamo a sottolineare un punto focale.
L’infermiere è un professionista che, per lavorare sui mezzi di soccorso, oltre alle indicazioni fornite in ambito regionale, ha ulteriormente effettuato un percorso formativo specifico per il nostro territorio, a completamento di una comprovata e maturata esperienza nel campo dell’emergenza ospedaliera e territoriale. L’infermiere si forma costantemente per aumentare le proprie competenze, mettendo in evidenza i propri ambiti di autonomia e responsabilità. Ciononostante, non opererà mai da solo, ma sarà sempre in rete con tanti altri professionisti a garanzia della maggior tutela possibile al cittadino.
Per quanto riguarda l’emergenza territoriale, questa è la prima occasione che è data agli infermieri per porsi come garanti di un bisogno essenziale: la “salute del cittadino”. Salute come aspetto fondamentale da rispettare in una società moderna, dove una professione che focalizza i bisogni di prevenzione, educazione, riabilitazione cura e interazione umana può essere quella degli infermieri e in loro si può trovare non solo un futuro alla professione, ma anche una diversa risposta al bisogno salute, una risposta più adeguata, più “efficiente”, “efficace” di “qualità”.
Discutere su un sistema organizzativo siamo d’accordo, tutte le opinioni vanno ascoltate anche perché siamo noi i primi a farlo, ma che si tenti di farlo ai danni di una professione, concordi diciamo NO.
La presidente Orienna Malvoni
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