Il consulente scientifico del commissario Figliuolo, intervenuto a Mezz’ora in più (Rai 3), ha parlato della campagna vaccinale per la fascia d’età 5-11 anni e della variante Omicron.
“Ci aspettiamo un avvio cauto per la campagna vaccinale sui bambini da 5 a 11 anni, perché chi doveva stare zitto non lo ha fatto. C’è chi ha parlato senza avere ancora i dati e chi ha commentato i numeri senza conoscere bene l’esperienza dei numeri giusti per definire un rapporto beneficio-rischio”. Intervenuto a Mezz’ora in più (Rai 3), Guido Rasi, già direttore dell’Ema e ora consulente scientifico del commissario Francesco Paolo Figliuolo, si è così espresso sulla campagna vaccinale per i bambini da 5 a 11 anni, al via in Italia dal 16 dicembre, sottolineando che stanno crescendo nei reparti “forme di Covid severo nei bambini”. E aggiungendo: “Adesso la parola va ai pediatri”.
“I numeri – ha detto ancora Rasi – sono noti: 4 milioni di bambini vaccinati negli Usa, più di tutta la popolazione pediatrica di quanta ne dobbiamo vaccinare noi. Non hanno nessun segnale importante. Anzi, molti meno effetti collaterali rispetto alla popolazione tra 11 e 18 anni, e questo era atteso. In quell’età il bambino ha meno fattori che possano determinare una risposta avversa a una vaccinazione. La Società italiana di pediatria si è espressa in maniera assolutamente chiara e inequivocabile. Siamo vedendo crescere nei reparti forme di Covid severo nei bambini, con il rischio di un ‘long Covid’ sui più piccoli. Quello è il pericolo più grosso, perché quello davvero non lo conosciamo. E’ il virus che è sperimentale, non il vaccino”.
E sulla variante Omicron: “Bisogna smettere di parlare di Omicron finché non abbiamo la risposta a due domande ben precise. La prima: clinicamente come si comporta? La seconda: ‘Buca’ o non ‘buca’ i vaccini? Quando avremo queste due risposte diremo chi è Omicron, cosa farà e come dovremo gestirla”. Quanto alla prima domanda Rasi ha dichiarato: “I numeri si stanno raccogliendo. Io mi sbilancerei per dire che in un paio di settimane questa risposta ce l’avremo. Cioè cosa fa clinicamente. Tutti temiamo che dia una malattia più severa della variante Delta, che è quella prevalente”. Quanto alla seconda domanda: “Anche qui non abbiamo una risposta. Possiamo fare tutte le congetture, sono tutte vere e tutte false. I numeri ce lo diranno, mi auguro, in poco tempo. Non è facilissimo raccogliere questi numeri perché per fortuna la variante non è ancora molto diffusa”.
Redazione Nurse Times
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