Introduzione di Giuseppe Papagni
Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza vissuta da una nostra collega, Stefania che avendo partecipato ad un avviso di mobilità aziendale, viene sottoposta ad un colloquio che ha come unico scopo scoprire se la stessa fosse fisicamente idonea al ruolo e non avesse nessuna patologia che potesse limitarne in futuro la sua idoneità…mentre veniva tralasciata la parte riguardante la sua professionalità.
Come se l’attività infermieristica fosse solo fisica!
A voi ogni ulteriore commento:
“Capita sovente di sentire o leggere notizie divulgate da “non addetti ai lavori” quantomeno dequalificanti per la nostra professione ma quando il sentirsi sminuito, quasi umiliato nasce da un collega o da una commissione giudicante, fatta da professionisti addentro al sistema, il senso di amarezza, sconforto e frustrazione non ha pari.
Riporto una recente esperienza di visita per idoneità per mobilità vinta arrivando nei primissimi posti della graduatoria (25 anni di anzianità, laurea specialistica, master e figlia minore) durante la quale mi sono state chieste malattie pregresse o in atto, se fossi dedita a droghe o alcool e mi è stata fatta una accurata prova fisica sulla mobilità articolare…insomma se fossi idonea alla mansione di… Sollevamento pesi…
Mai si è fatto cenno, al mio percorso professionale se non per sedi di lavoro, a quali fossero le mie competenze, neppure meramente sotto il profilo tecnico tanto meno in base ai miei titoli accademici…
Insomma la richiesta era buona salute e prestanza fisica… Un barelliere insomma…
Inutile dire che ne sono uscita umiliata…”
Dott.ssa S.G.
NurseTimes
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