La vicepresidente della Federazione lo ha ribadito con forza durante la tavola rotonda sulle politiche del personale organizzata da Fiaso.
“Sappiamo che la carenza di personale legata a dieci anni di blocco del turn over non si può sanare anche con uno sblocco totale perché si tratterebbe di assumere decine di migliaia di professionisti, cosa dal punto di vista del lavoro auspicabile, ma economicamente poco sostenibile”.
Lia Pulimeno, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (Fnopi), che rappresenta gli oltre 440mila infermieri presenti in Italia, di cui oltre 385mila “attivi” tra pubblico e privato, quasi la metà quindi di tutta la forza lavoro sanitaria e di prima linea. Commenta più che l’analisi Fiaso sulle future carenze nelle specialità mediche, le soluzioni possibili che la Federazione dei direttori generali ha disegnato.
“Siamo d’accordo – spiega Pulimeno, intervenuta alla tavola rotonda organizzata da Fiaso sull’evoluzione professionale e lo sviluppo organizzativo del Ssn – con lo sviluppo di alternative che vedano l’avanzamento del cosiddetto middle management e della dirigenza del comparto. Siamo ancora più d’accordo con Fiaso quando, nel documento di posizionamento, cerca chiaramente di valorizzare l’apporto infermieristico attraverso il pieno svolgimento delle nostre attività, la diffusione di reparti a gestione infermieristica e modelli di cure intermedie sempre a gestione infermieristica, le specializzazioni in ambito infermieristico”.
Però… C’è un però: “Non siamo però d’accordo – sottolinea con forza la vicepresidente Fnopi – con una delle proposte che si orienta a prevedere nuovi modelli contrattuali per i medici che non accedono alle scuole di specializzazione, con percorsi protetti da sistemi di tutoraggio e formazione in azienda. O ancora inserire medici neolaureati non specializzati per la gestione di pazienti post-acuti. Si sta forse proponendo una sorta di abbassamento delle competenze mediche utili a per coprire nodi scoperti dell’assistenza? La gestione dei pazienti post acuti e molti altri ambiti assistenziali hanno già la soluzione che è quella individuata anche da Fiaso: gli infermieri e l’infermieristica.
Il sistema deve andare verso lo sviluppo delle competenze e mettere i professionisti in condizione di saturarle e di esprimere tutte le loro potenzialità. Infermieri specializzati con competenze avanzate che lavorano insieme a medici specializzati dediti al loro specifico disciplinare. Non serve creare nuove figure o nuove funzioni, ma serve investire sui professionisti che già quelle funzioni sono in grado di ricoprire, se messi in condizioni di farlo. Ecco che quindi non troviamo appropriato la simultaneità di questi due percorsi che inevitabilmente andranno in contrasto su ruoli e competenze ancora più di quanto oggi non accada.
I medici devono essere valutati per il loro livello di specialità, e la carenza di alcune figure è grave per la cura dei cittadini. Ma è altrettanto grave la carenza di infermieri e, come tutti sottolineano, c’è e ci sarà sempre maggiore richiesta di assistenza nel prossimo futuro. Sono i bisogni dei cittadini che devono orientare le scelte e far riflettere sulla tipologia di professionisti sanitari utili al sistema. Ed è di assistenza che si ha bisogno in modo prevalente, di assistenza erogata da professionisti sempre più specializzati. È il sistema, sono i cittadini, sono le associazioni che ce lo chiedono.
Lo diciamo da anni, ormai: ai medici la specializzazione, perché diagnosi e terapia siano quanto più infallibili si può; agli infermieri l’assistenza e la sua gestione, perché i bisogni dei cittadini, l’aderenza alle terapie e l’appropriatezza della cure sia garantita da professionisti preparati e pronti a lavorare in equipe multidisciplinari che, anche a livello internazionale, dove già sono operative, rappresentano l’unico futuro possibile della vera assistenza pubblica”.
Redazione Nurse Times
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