La sterilizzazione è il processo di eliminazione di tutti gli agenti patogeni, comprese le spore, da substrati.
Essa si esegue con diverse metodiche, chimiche e fisiche.
Uno studio italiano ha valutato gli effetti di calore e raggi UV sui flitri FP3 normalmente utilizzati nei dispositivi di protezione.
In un periodo storico in cui la pandemia sostenuta da CoViD-19 fa si che ci sia l’obblico e/o indicazione all’uso di mascherine facciali FFP3, la dissertazione ha l’obiettivo di comprovare che le maschere sottoposte ai due trattamenti su indicati siano riutilizzabili.
Nella pratica è stato valutato l’effetto del riscaldamento e della sterilizzazione con ultravioletti (UV) sulla microstruttura di protezione di livello 3 (P3) utilizzata su facciali filtranti monouso.
I campioni con filtro facciale P3 sono stati sottoposti a processi di sterilizzazione standardizzati basati su calore secco e tecniche di irradiazione UV. Abbiamo analizzato i parametri chiave della microstruttura interna, come lo spessore e la porosità delle fibre, prima e dopo la sterilizzazione utilizzando dati 3D ottenuti con una microtomografia computerizzata a raggi X basata su radiazioni di sincrotrone (Micro-CT).
Il filtro analizzato ha due strati interni chiamati arbitrariamente:
- strati “più fini” e
- “più grossolani”.
Lo strato “più fine” è costituito da una fitta rete di fibre mentre lo strato “più grossolano” ha una rete di fibre meno compatta.
Dall’analisi su immagini 3D non sono emerse differenze statisticamente significative tra il filtro dei controlli P3 e campioni sterilizzati con calore secco / UV.
In particolare, lo spessore medio delle fibre nello strato più fine dei controlli (maschere nuove) confrontato con il gruppo di campioni riscaldati a secco a 60 ° e irradiato con UV era quasi identico per ciascun gruppo. Per cui l’efficacia protettiva non era alterata.
Lo spessore medio delle fibre per lo strato più grossolano dei controlli, il gruppo di campioni riscaldati a secco a 60 ° e irradiati con raggi UV era molto simile, misurando rispettivamente 19,33 µm (± 0,47), 18,33 µm (± 0,47) e 18,66 µm (± 0,47).
Da notare, non c’era alcuna differenza sostanziale nello spessore massimo delle fibre negli strati più fini e negli strati più grossolani. Per i campioni del gruppo di controllo lo spessore massimo era in media di 11,43 µm (± 1,24) nello strato più fine e di 59,33 µm (± 6,79) nello strato più grossolano. Allo stesso modo, i campioni del gruppo riscaldati a secco a 60 ° sono stati ispessiti di 12,2 µm (± 0,21) nello strato più fine e 57,33 µm
In definitiva all’analisi con Micro-TC, la struttura dei campioni analizzati non ha subito modificazioni sostanziali in seguito al processo di sterilizzazione, suggerendo la possibilità di un loro riutilizzo.
In conclusione i processi di sterilizzazione a calore secco e UV non alterano sostanzialmente la morfometria della microstruttura interna dei campioni di filtri P3 studiati con Micro-CT. L’attuale studio suggerisce che il riutilizzo sicuro del facciale con filtro P3 è fattibile .
CALABRESE MICHELE
FONTE:
https://www.researchsquare.com
Ultimi Articoli Pubblicati
- ASP di Vibo Valentia: Infermieri e OSS abbandonati, caos trasferimenti e reparti al collasso. La denuncia del Nursing Up
- Allarme in Cina: il misterioso virus che affolla gli ospedali è più comune di quanto si pensi
- Miracolo di Capodanno: trapianto di polmoni doppio regala nuova vita a un 65enne
- Stop alle pubblicità contro i medici: la storica decisione del CNF che tutela salute e professione
- Pronto Soccorso al collasso: un infermiere ogni 25 pazienti, la denuncia del M5S
Lascia un commento