PARMA – Il grosso dell’inchiesta condotta dalla Procura di Parma sulla speculazione della terapia del dolore, ha portato all’arresto di 19 persone, tra medici, imprenditori e manager di importanti case farmaceutiche.
Nell’operazione “Pasifami”, il principale indagato è il dottor Guido Fanelli, il luminare della terapia antalgica, consulente del ministero e direttore della struttura di Anestesia e Rianimazione e Terapia Antalgica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma.
Secondo alcune intercettazioni dei Nas, Fanelli spiega il ruolo della ricerca scientifica nel campo delle cure palliative “Se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno…”.
“Non è che faccio il boss, sono io e basta, comando io, ho creato un sistema” dice intercettato dai carabinieri, e ancora “Io prendo soldi dall’uno e dall’altro in maniera uguale e paritaria, sono bravo a tenere il piede in quattro o cinque scarpe. Io ho il centro hub del dolore più grosso di Italia con 19mila interventi all’anno, ho la forza di spostare milioni di euro perchè con la forza scientifica tutti danno credito a ciò che scriviamo”.
Ma l’indagine dei Nas si sta allargando a macchia d’olio e avrebbe fatto emergere le condotte illegali di altri sette medici.
Tra le persone finite sotto la lente degli inquirenti, c’è anche l’infermiere Matteo Manici, presidente del Collegio Ipasvi di Parma, accusato di peculato.
A giudizio degli inquirenti, Manici avrebbe preparato un kit con farmaci e dispositivi dell’ospedale (un defibrillatore, borse per il ghiaccio e farmaci, dal protettore gastrico a farmaci salvavita, nonché antidolorifici) che Fanelli avrebbe portato a bordo del suo yacht “Pasimafi V” (da qui il nome della maxi inchiesta) per una vacanza in Corsica.
Un episodio che sarà oggetto dell’inchiesta da parte della Procura e che Matteo Manici, come ha già dichiarato attraverso un comunicato pubblicato sul suo profilo facebook, chiarirà nelle sedi opportune dichiarando, al tempo stesso, la sua completa estraneità.
Giocando un po’ d’anticipo, il presidente del Collegio Ipasvi di Parma (quindi rappresentante di tutta la comunità infermieristica di quella provincia), ha messo in guardia chiunque “intenda lucrare su questa vicenda”.
Un vero e proprio ammonimento che, per certi aspetti, si scontra con il diritto di informare su una vicenda che ha avuto una vasta eco a livello nazionale.
Lo stesso Manici, nel suo post su facebook, ad auspicare, il più breve tempo possibile per chiarire la sua posizione in questa vicenda, “a beneficio della comunità professionale” alla quale il presidente dell’Ipasvi di Parma, chiede di aspettare una più precisa definizione degli eventi prima di anticipare scenari immaginari.
In attesa di sapere se Manici ha preparato o meno quel kit al professor Fanelli (questo è il nocciolo della questione), ci si chiede se non sia opportuno, sul piano deontologico più che regolamentare, che il Presidente dell’Ipasvi di Parma, si autospenda dall’incarico: giusto il tempo (breve come lui stesso auspica) di chiarire la propria posizione nell’inchiesta e non alimentare quella cultura del sospetto che, inevitabilmente, continuerà ad aleggiare su tutti i protagonisti di questa vicenda.
Lascia un commento