Pubblichiamo la lettera aperta di Movimento Nazionale Infermieri all’ Assessore Sanità e integrazione Socio-Sanitaria Regione Lazio Dott. Alessio D’amato. Si tratta di considerazioni in merito al “Premio Covid”, uscita dal comparto, rinnovo dei contratti in scadenza.
Egregio Assessore,
Con la presente denunciamo ancora una volta l’ennesima mancanza di coerenza e concretezza nei confronti delle Infermiere e degli Infermieri.
Ancora una volta si è concretizzata una mossa controproducente che scontenta tutti e accresce il malcontento generale dei professionisti sanitari.
In tempi non sospetti abbiamo gridato a gran voce l’infelice idea di stanziare fondi per il personale del comparto a “rischio COVID” chiedendo altresì un contratto degno della professione infermieristica, che in questa emergenza ha dato prova di grande unità, abnegazione e imprescindibilità.
Ma cosa si intende per “rischio COVID”?
Come si può mettere in atto una netta distinzione tra Infermieri A e B? E aggiungiamo noi C, ossia i fantasmi, quelli che non compaiono nemmeno, quelli che secondo le Vostre scelte erano completamente al sicuro. Ma, in molti casi, si sono contagiati più facilmente rispetto ad altri. Pensiamo agli Infermieri di aree denominate No-Covid, ma anche ai liberi professionisti e ai dipendenti privati che hanno continuato la loro attività anche domiciliare rischiando di essere contagiati.
E’ conoscenza comune che abbassare i livelli di protezione per via della presunta ridotta circolazione del virus non comporta un rischio minore, ma bensì l’esatto contrario.
Non a caso stiamo vedendo proprio in questi giorni una risalita della curva dei contagi.
Tutti gli Infermieri, durante l’emergenza sanitaria, sono venuti a contatto con pazienti Covid, tutti hanno subito lo stesso identico stress lavorativo, continui aggiornamenti delle direttive aziendali, blocco forzato delle ferie, turni di lavoro imprevedibili e paura di rientrare in casa dai propri cari.
Nonostante ciò il SSR nonché Nazionale è andato avanti, sorretto dalle spalle orgogliose di tutti i professionisti sanitari.
Se anche un solo anello della catena si fosse spezzato sarebbe crollato tutto. E quegli anelli non sono solo A e B, ma sono tutti gli operatori sanitari. Tutti. Nessuno escluso, perché se A e B sono stati in grado di lavorare bene è stato anche grazie a chi ha lavorato “dietro le quinte”.
Inoltre è stato previsto un periodo di riferimento del “premio Covid” che è assolutamente fuori dall’effettivo andamento dell’emergenza sanitaria.
Ricordiamo che i primi due casi di nuovo coronavirus SARS-CoV-2 sono stati riscontrati a Roma il 30 gennaio 2020 in due turisti provenienti dalla Cina e ancora altri casi in Lombardia alla fine di febbraio; ma soprattutto che la “Dichiarazione dello stato di emergenza nazionale” è stata ufficialmente proclamata con delibera del Consiglio dei Ministri il 31 Gennaio 2020.
Senza trascurare che tutti i testi scientifici concordano su una diffusione del virus in Italia iniziata già agli inizi di gennaio; se non addirittura a dicembre.
Pertanto la data indicata nell’accordo, ossia il 10/03/2020 non rispecchia assolutamente il reale andamento dell’emergenza sanitaria e del rischio professionale annesso.
Pertanto il MOVIMENTO NAZIONALE INFERMIERI, a nome di migliaia di Infermieri, in merito a questo irragionevole accordo, chiede:
1- Revisione della distribuzione dei “Premi Covid” con inclusione di tutti gli Infermieri che hanno lavorato sia nelle aree Covid che non-Covid, dei dipendenti privati e dei liberi professionisti che hanno continuato la loro attività professionale;
2- Revisione del periodo lavorativo preso in considerazione per l’assegnazione del “premio Covid”;
3- Inclusione di tutti gli Infermieri che si sono contagiati di Covid durante l’emergenza sanitaria e pertanto impossibilitati al raggiungimento delle presenze richieste;
4- “Premio Covid” non soggetto a tassazione;
5- Prolungamento dei contratti con scadenza a breve termine, almeno fino alla data del 31/12/2020.
Rinnovare i contratti in scadenza vorrebbe dire premiare davvero gli Infermieri che hanno lavorato durante la pandemia.
Queste sono richieste minime che cercano quantomeno di equiparare tutti gli Infermieri a prescindere se l’area in cui hanno lavorato era dichiaratamente Covid o No-Covid.
L’Infermiere, a differenza di molte figure professionali, è a contatto continuo e diretto con il paziente ma anche con i familiari dei pazienti.
In questa specifica occasione è stata concessa parte dei fondi stanziati a figure professionali che ben si discostano da tale tipo di assistenza ma che fanno parte dello stesso CCNL.
Per questo motivo non possiamo essere paragonati a qualsiasi altra professione inclusa nel comparto.
Dunque ribadiamo ancor di più la reale e urgente necessità di uscire immediatamente dal comparto e la stipula di un contratto esclusivo per la professione infermieristica.
Questa lettera, Egregio Assessore, è una richiesta di aiuto e di interlocuzione a tutti i soggetti interessati, alle Istituzioni, agli Ordini affinché si possano trovare delle soluzioni di concerto per colmare le disuguaglianze di sistema che denunciamo.
Riconoscendo in Lei Sig. Assessore il primo interlocutore nella sanità della Regione Lazio Le Chiediamo ufficialmente e con urgenza di essere convocati e ascoltati per esporre le nostre istanze e proposte nella speranza di poter esprimere le nostre ragioni anche a livello di Governo Nazionale.
Certi di un sollecito riscontro, restiamo in attesa di convocazione e Le porgiamo nelle more i nostri più distinti saluti.
Lascia un commento