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Prelievi gratis a Genova: ”Se lo chiede il medico non guardi la ricetta. Lo facevano tutti, erano solo cortesie“

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Prelievi gratis a Genova:
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Emergono nuovi ed inquietanti particolari sullo scandalo relativo ai migliaia di prelievi effettuati sottobanco a colleghi, amici e parenti dei dipendenti del Policlinico San Martino di Genova.

Dalle testimonianze ricevute dagli stessi indagati emergerebbe un quadro di complicità, omertà ed ignoranza dilagante.

“Se lo chiede il medico, non guardi se c’è la richiesta”, racconta un’infermiera accusata di aver falsificato i dati inseriti per diversi pazienti.

“Lo facevano tutti. Erano solo cortesie a parenti e amici”.

Anche un gruppo di suore indiane provenienti dal Kerala e appartenenti allo stesso ordine delle sorelle responsabili del corso di laurea in infermieristica dell’ospedale San Martino sarebbe finito sotto indagine.

“Andavano pazze all’idea di poter effettuare gli esami gratuitamente”.

Padre Mauro Brezzo, cappellano del gigantesco ospedale, cercherebbe di difendere la condotta non proprio morigerata delle sorelle:

“Non attaccate le nostre suore. Hanno fatto fare analisi gratis ad amici e parenti. Io stesso le ho fatte più volte gratis, ma sono certo che non ci hanno guadagnato nulla.”

Si sarebbe trattato solo di superficialità e leggerezza. Nonostante l’assoluzione del frate, la magistratura ha inserito anche il cospicuo gruppo di suore nel registro degli indagati, insieme ad altri 2.300 nomi. Sarebbero in totale 20 i nomi delle suore brignoline coinvolte.

Sarebbero tutte originarie della regione del Kerala e divenute infermiere, spesso senza nemmeno essere in grado di comprendere la lingua italiana, presso il polo universitario San Martino.

Andrebbero però giustificate, secondo il cappellano:

“Si svegliano tutte le mattine alle 5.30 per andare a lavorare in corsia con dedizione. Le suorine che sono state coinvolte non sono certo truffatrici e non hanno rubato nulla.”

Anche un tecnico di laboratorio ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni, coperte da anonimato:

“Gli esami per noi stessi e per i parenti li facevamo fare tutti gratuitamente, ma non è questo il problema. Io semmai mi indignavo per chi veniva da fuori. Ma se il primario manda qualcuno per fare gli esami tu che fai? Gli chiedi se abbia pagato il ticket?”

Il tecnico di laboratorio prosegue spiegando come il sistema di scambio di favori fosse così diffuso da essere ormai considerato la normalità.

“Ho fatto fare anch’io esami ad amici e parenti utilizzando il codice dedicato ai pazienti interni. Mi è sembrata una semplice cortesia.”

Anche un amministrativo coinvolto cerca di giustificarsi:

“Chi lavora in ferrovia ha sempre avuto agevolazioni per viaggiare. Un tempo anche i parenti le avevano. Noi nulla. Però nessuno ha mai pensato di fare niente di male”.

Simone Gussoni

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