Dell’intervento, eseguito in Azienda ospedaliero universitaria pisana (Aoup), ha beneficiato una donna di 64 anni. La donatrice, 85 anni, aveva espresso il consenso alla donazione dei suoi organi.
L’età avanzata non rappresenta più un limite alla donazione di organi a cuore fermo, così come non lo è la presenza di pluripatologie, in vita, del donatore stesso. Ne è prova l’ultima donazione effettuata con successo in Azienda ospedaliero universitaria pisana (Aoup), con la quale è stato possibile restituire nuova speranza di vita a una paziente di 64 anni, in lista d’attesa per un trapianto di fegato, grazie al gesto di una donatrice di 85 anni che, in occasione del rinnovo del documento di identità, aveva dato il consenso alla donazione dei suoi organi in caso di morte (pur soffrendo, come molti anziani, di alcune patologie).
E la sua volontà è stata rispettata, con il sostegno dei famigliari, consapevoli di esaudire in questo modo il desiderio della propria congiunta. Il trapianto è stato eseguito con la procedura denominata Maastricht 3 (donazione di fegato da donatore a cuore fermo di tipo controllato), un programma iniziato in Aoup nel dicembre 2020, che finora conta 14 casi, tutti coronati dal successo.
Questa metodica scatta – previo consenso dei famigliari o, se in presenza, di un’autorizzazione già espressa in vita dal defunto – ogni qualvolta ci siano condizioni cliniche irreversibili, senza prospettive ragionevoli di recupero, che consentano, una volta sopraggiunto l’arresto cardiaco e trascorso il tempo necessario previsto per la certificazione di morte, la perfusione degli organi, da prelevare e trapiantare con il macchinario per la circolazione extracorporea (Ecmo). In questo caso, trascorse le ore prestabilite dai protocolli nazionali, è stato possibile utilizzare il fegato, risultato idoneo e quindi trapiantato con successo nella paziente in lista d’attesa.
L’intervento ha coinvolto, oltre al Coordinamento aziendale donazione organi e tessuti, in collaborazione con Craot (Centro regionale allocazione organi e tessuti) dell’Ott (Organizzazione toscana trapianti), il personale dell’unità operativa di Anestesia e rianimazione del Pronto soccorso e dell’Anestesia e rianimazione trapianti, il team Ecmo dell’Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare, i tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria, la Chirurgia epatica e del trapianto di fegato, le varie strutture del Dipartimento di Medicina di laboratorio coinvolte nel sistema trapianti, la Radiodiagnostica di Pronto soccorso, oltre allo staff infermieristico e oss dei blocchi operatori degli edifici 31, 10 e 6.
“A un esame più accurato della donatrice non è stato possibile trapiantare anche i reni – si legge nella nota di Aoup -. Altrimenti, come in altri casi, sarebbe stata coinvolta nella maratona donativo-trapiantologica anche l’equipe della Chirurgia generale e dei trapianti (per rene/pancreas). Un ringraziamento sentito va a tutti i protagonisti del sistema donazione-trapianti, ma in primis ai famigliari che condividono la scelta della donazione degli organi, sia in assenza di espressione di volontà in vita sia in presenza (come in questo caso). Un gesto molto significativo, vista la cronica richiesta di trapianti e la scarsità di organi disponibili, da cui la necessità di individuare nuove modalità di reperimento da donatore cadavere, come nel caso della procedura Maastricht (edm)”.
Redazione Nurse Times
Fonte: La Nazione
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