Ieri medici, infermieri, sanitari e amministrativi del Pio Albergo Trivulzio hanno attaccato la direzione dell’Istituto: «Siamo stati lasciati completamente da soli, senza direttive che prevedessero protocolli aziendali diagnostico-terapeutici, senza univoche direttive sul trattamento dell’epidemia del Coronavirus, senza norme di isolamento, senza la possibilità di fare tamponi e senza DPI fino al 23 marzo».
Al Pio Albergo Trivulzio sono morte oltre 190 persone tra marzo e aprile su 1.200.
Chiusa l’ispezione del Ministero per capire i vari aspetti della vicenda delle “morti nascoste”, cioè i molti anziani deceduti per i quali la famiglie hanno fatto esposti accusando le strutture di non aver fornito chiare informazioni sullo stato di salute.
La sottosegretaria Zampa ha dichiarato: “Sono state violate le disposizioni di non far entrare contagiati“.
Rimane, comunque, la domanda: perché la Regione Lombardia ha consentito il trasferimento di malati dagli ospedali nelle Rsa?
Inizialmente sembra ci sia stata una sottovalutazione generale della situazione a quanto emerge da più punti. Prima di tutto,è emerso che da gennaio (da inizio epidemia, cioè) sarebbero stati ricoverati pazienti con polmoniti e sintomi di insufficienza respiratoria. Inolte, sembra che il direttore generale dell’Istituto avrebbe obbligato a non indossare le mascherine per non allarmare gli ospiti, fino addirittura a sospendere un medico che, invece, non aveva rispettato questa direttiva.
Poi l’inchiesta di Gad Lerner apparso su “Repubblica” ha rotto il silenzio accusando il Pio Albergo Trivulzio di Milano di aver insabbiato l’epidemia.
Solo il 10 aprile l’assessore Gallera annunciava, proprio per fare chiarezza su un numero eccessivo di morti nelle Rsa, l’istituzione di una commissione d’inchiesta «di altissimo livello, autonoma e indipendente che faccia valutazioni su ciò che hanno fatto le Rsa» in Lombardia.
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