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Perché nei CdL in Infermieristica si insegnano mansioni domestico alberghiere contro ogni legge e sentenza?

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di uno studente di infermieristica al II anno:

Ciao, sono uno studente di infermieristica che ha appena iniziato il secondo anno. Quest’estate, durante il mio primo tirocinio in reparto, ho avuto l’opportunità di crescere come mai avevo fatto.

Più passavano i giorni e più mi innamoravo di questa professione, consolidando sempre di più quell’ammirazione e gratitudine che da sempre avevo nei confronti di qualsiasi operatore sanitario.

Non potevo non notare l’importantissimo lavoro di medici e oss, fondamentale per un’assistenza ospedaliera completa.

Fin da subito mi sono reso conto del grande gioco di squadra che si faceva in quei corridoi e ho fin da subito capito che, così come era importante il gioco di squadra, altrettanto importante era che ogni figura rispettasse il proprio ruolo con le rispettive responsabilità e competenze, dettate sicuramente da percorsi formativi differenti.

A questo punto, mentre osservavo gli oss nelle loro attività igienico/alberghiere, mi vennero spontanee diverse domande: perché a noi studenti di infermieristica vengono insegnate, con appositi laboratori, attività di facimento/rifacimento letti? Perché facciamo laboratori in cui ci mostrano come praticare cure igieniche? Perché ne parlano come fosse competenza esclusivamente nostra?

Non voglio assolutamente sminuire o minimizzare l’importanza di queste attività essenziali, però non mi spiego perché all’università ci insegnino che le attività di assistenza di base tocchino a noi infermieri, quando in realtà non è così (o meglio non dovrebbe esserlo).

Confrontandomi con altri studenti di altri atenei, ho visto che questa realtà è molto diffusa e non è solo limitata alla mia sede.

Mi sono reso conto di essere arrivato in reparto con un’idea diversa di quella che era la figura professione dell’infermiere, solo lì ho capito che effettivamente quelle mansioni spettavano al personale di supporto.

Documentandomi poi, ho letto che ci sono apposite leggi che fanno chiarezza sul profilo professionale dell’infermiere (ad esempio la sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 1985) che chiariscono in modo inequivocabile come il tipo di attività prima citate non ci appartengano.

Infine, volevo dirvi che seguo il vostro gruppo ed il vostro giornale fin dal giorno in cui mi sono immatricolato in infermieristica e leggo sempre con molto interesse tutti i vostri post che mettono in luce punti di forza e problematiche di questa professione. Mi farebbe piacere quindi, sapere cosa ne pensate di tutto questo: non sarebbe giusto se ogni figura professionale facesse solo quello per cui è stata formata? (Ovviamente, qualora fosse richiesto, un aiuto non sarebbe negato a nessuno)

Sicuramente il parere di infermieri già professionalmente formati, mi sarà d’aiuto. Vi ringrazio.


Gentile studente, con il passare degli anni ti renderai conto di quanto il servizio sanitario nazionale tragga vantaggi economici dall’ignoranza degli infermieri, e di quanto facciano altrettanto le università italiane.

Indottrinare lo studente con insegnamenti privi di alcun fondamento giuridico e completamente fuori legge permette alle aziende ospedaliere di non dovere assumere personale di supporto. Per molti mesi all’anno sarà disponibile manovalanza gratuità nei reparti che si renderanno disponibili ad accogliere tirocinanti ignoranti (nel senso buono della parola) ed indottrinati dai docenti universitari.

Questi ultimi si accolleranno le mansioni domestico alberghiere che il poco personale di supporto presente fatica a svolgere. Il giro letti diventerà il loro pane quotidiano, convinti che cambiando pannoloni e pulendo comodini si possano ottenere informazioni fondamentali per la pianificazione assistenziale (che praticamente nessun infermiere è in grado di svolgere).

Occorre ricordare come, nonostante le decine (se non centinaia ormai) di sentenze di condanna della aziende ospedaliere, questa situazione di degrado continui imperterrita.

La spiegazione di tutto ciò è facilmente desumibile: è più vantaggioso per una azienda sanitaria risarcire l’evidente danno da demansionamento dei pochi coraggiosi che portano in tribunale il proprio datore di lavoro, anziché assumere migliaia di operatori sociosanitari mancanti nelle corsie degli ospedali italiani.

Dott. Simone Gussoni

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