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Paziente muore dopo l’intervento. Assolto il medico, condannata l’infermiera

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La legge “Gelli-Bianco” salva il medico imperito anche se è stata accertata la colpa grave
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Una vicenda tragica perché ha comportato la morte della paziente, inverosimile invece la vicenda giudiziaria che ha seguito l’evento: assoluzione per il medico e Condanna per l’infermiera 

Un intervento di protesi al ginocchio sinistro, perfettamente riuscito. Poi, poche ore dopo, il dramma. Un anestetico per blandire il dolore, che però, invece di diminuire, diventa sempre più forte. Sino alla morte, arrivata in pochi minuti.

Ora, a distanza di anni, arriva la sentenza per il caso della donna morta nel 1996 in una clinica privata, con l’assoluzione del medico finito sotto processo.

Alla sfortunata paziente, come di prassi, venne lasciato il catetere utilizzato per l’anestesia, in modo da poter inoculare un analgesico: proprio la manovra che ha preceduto il decesso della donna. L’autopsia rivelò come il catetere fosse stato impiantato in modo ineccepibile, ma finì per spostarsi dopo l’intervento. E, quando l’infermiera inoculò l’analgesico, lo fece quindi in modo errato. Da qui la tragedia.

Una vicenda terribile, che ha avuto un inevitabile strascico giudiziario, che ha consegnato una verità processuale.

Unica condannata è l’infermiera che, in sede di udienza preliminare, ha patteggiato una pena a dieci mesi di reclusione. Sempre davanti al gup è arrivato il non luogo a procedere per la dottoressa di guardia che venne chiamata quando la situazione della paziente era già compromessa.

Ad essere rinviato a giudizio, invece, il dottor Camillo Di Martino, medico anestesista. A difenderlo, in sede di processo, l’avvocato Salvatore Maggio. Per il medico la sentenza, arrivata ieri, è stata di assoluzione, per non aver commesso il fatto. La difesa, infatti, ha dimostrato l’estraneità del professionista rispetto alle cause che hanno portato alla morte della cinquantacinquenne. Fondamentale si è rivelata la perizia che ha dimostrato come l’anestesista avesse fatto bene il suo lavoro, con il catetere inserito correttamente e il farmaco – durante l’operazione – iniettato nel modo giusto. E’ stato successivamente all’intervento che si è verificato il dramma.

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