Riportiamo le dichiarazioni rilasciate alla testata “la Provincia pavese” dai rappresentanti sindacali.
PAVIA – Tra gli infermieri che giorno e notte sono accanto al letto del paziente, in prima linea, serpeggia il timore di non riuscire a fare tutto quel che c’è da fare. C’è la paura di essere rimasti in pochi a garantire sicurezza e qualità nelle cure prestate. E c’è la stanchezza di riposi saltati, turni europei che, invece di migliorare la situazione, costringono a ritmi di lavoro percepiti come più pesanti, più difficili da conciliare con la vita fuori dall’ospedale. Alla vigilia del rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie negli ospedali e all’Ats (ex Asl) è un fiorire di assemblee e incontri. Venerdì mattina, al Policlinico San Matteo, si è svolta l’assemblea generale dei lavoratori del comparto in orario di lavoro che rischiano di saltare visite ed esami, indetta dal sindacato Fials.
Duecento teste in meno rispetto a due anni fa
Assemblee, minacce di sciopero, lettere, proteste, tutto si muove più rapido anche negli ospedali in vista dell’appuntamento elettorale dei giorni 17, 18 e 19 aprile quando oltre 5.300 infermieri andranno al voto per rinnovare le rappresentanze sindacali unitarie. E il primo dato è che, tra San Matteo, ospedali dell’Asst e Ats, due anni fa votavano circa 200 persone in più. All’Ats i votanti sono calati drasticamente perché i servizi sanitari e gli ambulatori sono passati all’Asst. Ma il saldo provinciale è negativo, nonostante il San Matteo abbia perso tra entrate e uscite, “solo” 8 infermieri rispetto a due anni fa.
Le assunzioni non bastano a fermare l’emorragia
Eppure l’anno scorso e nei primi mesi del 2018 c’è stato un fiorire di concorsi e assunzioni. Da un lato i fondi non bastano mai a garantire una sostituzione per ogni persona che se ne va. Le regole permettono solo un turnover parziale. Inoltre servono tempi biblici per le sostituzioni, da 6 mesi a due anni. «Il nostro primo problema è che siamo troppo pochi – spiega un infermiere Cisl –. In pronto soccorso al San Matteo quasi non si rispettano i minimi di sciopero, ovvero le presenze minime per garantire il servizio, anche quando lo sciopero non c’è. Turni massacranti, rientri dopo la notte per tappare i buchi. Il problema permane nonostante le assunzioni fatte e in programma. La Regione dovrebbe mettere le risorse e cambiare le regole sul turnover per risolvere la situazione».
Al San Matteo mancano 50 infermieri
«Siamo sempre in emergenza – spiega Stefano Signoretti, Rsu Uil –, sempre sotto organico. Così la professionalità viene meno, ci sentiamo poco considerati. Nel 2018 assumeranno 20 infermieri al San Matteo, ma ne servirebbero 50. A Ortopedia e Chirurgia c’è un infermiere per 30 posti letto. Ovvio che quasi non si riesca a portare avanti l’assistenza al paziente e ci si limiti a fare solo il necessario, anche in fretta, senza poter dedicare tempo alla presa in carico olistica del paziente. Ma è così dappertutto. Le strutture soffrono carenza del personale e tagli sulle possibilità di assunzione».
Non riusciamo a garantire l’assistenza al meglio
«Facciamo fatica ad assistere i pazienti in modo corretto – spiega Pietro Migliavacca, Rsu Nursing Up –. Lo stress è sempre più elevato. Non riusciamo a fare tutto quello che dovremmo prima della fine del turno, e in certi reparti si ricorre spesso ai rientri di chi sarebbe in riposo». Rianimazioni e chirurgie, per esempio, sono sotto pressione.
Turno europeo? Non sempre si può
«Non si riesce a fare a medicina al pronto soccorso pediatrico, talvolta in Ginecologia – spiega Pasquale Piemontese, Rsu Cgil – perché il personale non basta. Continuiamo a dirlo. Non si riescono a programmare le ferie e le assunzioni programmate con il budget regionale non bastano. Con il nuovo contratto abbiamo ottenuto che non ci sia nessuna deroga per i turni europei. Per farli rispettare vanno assunte persone».
Conciliare lavoro e famiglia
«Il turno europeo, insieme alla carenza di personale – spiega Andrea Boggiani, Rsu Fials –, ha creato problemi. Prima un infermiere riusciva a lavorare tre giorni e stare a casa gli altri tre; ora spesso si torna a lavorare dopo un recupero e un riposo, oppure si fanno i turni di 12 ore, difficili da conciliare con la vita familiare. In Ostetricia sono così poche che non sono riuscite a programmare le ferie estive. In sala operatoria di Cardiochirurgia ed Endoscopia digestiva si stanno sforando le 72 ore mensili e si arriva a 100 al mese; idem a Oculistica. La riduzione del personale e la nuova organizzazione hanno fatto aumentare le ore di reperibilità pro capite. In più, attualmente gli infermieri nei reparti si occupano anche dei pazienti paganti, senza essere per questo retribuiti in libera professione e dobbiamo ancora recuperare le ore non pagate per le sperimentazioni 2013. Senza contare che l’asilo nido per i figli dei dipendenti è in progetto da anni; è ora di farlo davvero».
Fonte: la Provincia pavese
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