FEDERAZIONE NAZIONALE COLLEGI IPASVI
CODICE DEONTOLOGICO
IL PATTO INFERMIERE-CITTADINO
12 maggio 1996
Io infermiere mi impegno nei tuoi confronti a:
PRESENTARMI al nostro primo incontro, spiegarti chi sono e cosa posso fare per te.
SAPERE chi sei, riconoscerti, chiamarti per nome e cognome.
FARMI RICONOSCERE attraverso la divisa e il cartellino di riconoscimento.
DARTI RISPOSTE chiare e comprensibili o indirizzarti alle persone e agli organi competenti.
FORNIRTI INFORMAZIONI utili a rendere più agevole il tuo contatto con l’insieme dei servizi sanitari.
GARANTIRTI le migliori condizioni igieniche e ambientali.
FAVORIRTI nel mantenere le tue relazioni sociali e familiari.
RISPETTARE il tuo tempo e le tue abitudini.
AIUTARTI ad affrontare in modo equilibrato e dignitoso la tua giornata supportandoti nei gesti quotidiani di mangiare, lavarsi, muoversi, dormire, quando non sei in grado di farlo da solo.
INDIVIDUARE i tuoi bisogni di assistenza, condividerli con te, proporti le possibili soluzioni, operare insieme per risolvere i problemi.
INSEGNARTI quali sono i comportamenti più adeguati per ottimizzare il tuo stato di salute nel rispetto delle tue scelte e stile di vita.
GARANTIRTI competenza, abilità e umanità nello svolgimento delle tue prestazioni assistenziali.
RISPETTARE la tua dignità, le tue insicurezze e garantirti la riservatezza.
ASCOLTARTI con attenzione e disponibilità quando hai bisogno.
STARTI VICINO quando soffri, quando hai paura, quando la medicina e la tecnica non bastano.
PROMUOVERE e partecipare ad iniziative atte a migliorare le risposte assistenziali infermieristiche all’interno dell’organizzazione.
SEGNALARE agli organi e figure competenti le situazioni che ti possono causare danni e disagi.
Questo patto, che già dal 1996, vige tra la nostra professione ed i nostri utenti/cittadini e che molti di noi professionisti moderni non conosciamo,possiamo riassumerlo onestamente in una sola parola TUTELA, nel nostro ruolo di advocacy perchè se non gli infermieri chi altro potrebbe svolgere questo ruolo nel panorama fosco della moderna sanità di questo strano paese?
Certamente è un pochino datato e risponde a quelle che erano esigenze di ormai più di 20 anni fa ed in questo tempo le cose per il nostro sistema salute e di conseguenza per la nostra professione sono cambiate sensibilmente in peggio, impedendo nei fatti ad ogni professionista che oggi si trova a svolgere la sua attività in questo ambito di poterlo rispettare e persino di poterlo, proprio per questo, anche conoscere. Mi viene da pensare banalmente a quanti studenti durante il percorso formativo viene proposta la conoscenza di ciò? Eppure questo fa parte del nostro codice deontologico.
Probabilmente andrebbe rivisto ed aggiornato, magari ampliato e reso più aderente ad una realtà mutata profondamente, ma non è questo che mi interessa sottolineare, quanto il suo valore intrinseco per la nostra intera professione che fa della relazione uno dei suoi motivi di esistere e che viene sistematicamente negata dalle organizzazioni strane e giurassiche del nostro sistema salute.
Il senso di questo patto era quello di umanizzare l’assistenza: fare del rapporto stretto e pregnante con i nostri pazienti e cittadini un caposaldo di coesione e di tutela reciproca.
Si perchè tutelare il diritto alla salute e quindi ad una giusta e condivisa assistenza significa in definitiva tutelare la nostra professione che è sotto questo punto di vista unica ed infungibile.
Detto questo occorre precisare che quanto scritto ed affermato già nel 1996 ad oggi è largamente inapplicato o rispettato in maniera fuorviante e travisandolo nella sua sostanza più intima.
Sorge a questo punto una precisazione ed una correlazione su quello che dovrebbe essere il ruolo e la competenza dell’infermiere perchè altrimenti sembrerebbe una giustificazione dell’odiosa pratica del demansionamento. Dire infatti che gli infermieri si impegnano a “GARANTIRTI le migliori condizioni igieniche e ambientali o AIUTARTI ad affrontare in modo equilibrato e dignitoso la tua giornata supportandoti nei gesti quotidiani di mangiare, lavarsi, muoversi, dormire, quando non sei in grado di farlo da solo” non significa certamente, come farebbe comodo alle organizzazioni sanitarie, dire che sia l’infermiere in prima persona a svolgere queste funzioni, ma significa dire che spetta all’infermiere pianificare queste funzioni nel piano assistenziale ed attribuirle a seconda del caso al personale di supporto.
Anche in questo caso quindi il ruolo dell’infermiere è valutarne la necessità e verificare che quanto attribuito sia svolto nel migliore dei modi. Appare quindi evidente che il ruolo diviene un ruolo di tutela; vale a dire riconoscere il bisogno, valutarlo, pianificarlo, attribuirlo a chi di competenza ed infine verificarne l’efficacia affinché il paziente o cittadino riceva quello di cui ha bisogno nel modo e nei tempi necessari.
Ciò che normalmente invece accade è tutt’altro purtroppo perchè il nostro sistema salute è ormai diventato per le scriteriate gestioni politiche ed economiche degli ultimi vent’anni una specie di perversa catena di montaggio in cui gli infermieri sono costretti ad occuparsi di tutto. Staffing ridotti al lumicino, assenza pressochè totale di figure di supporto ed organizzazione del lavoro giurassica rendono di fatto inapplicabile tutto ciò, non certo perchè non lo si voglia fare, ma perchè proprio non si riesce a farlo.
Ed allora diventa quanto mai fondamentale per il riscatto della professione riscoprire il significato illuminante delle parole TUTELA e ADVOCACY.
Solamente riappropriandoci di queste funzioni proprie della nostra professione che potremo avere quel riscatto sociale ed economico che da troppo tempo ci viene negato.
Tutela ed advocacy nei confronti dei nostri pazienti significa rendere il nostro sistema salute umano ed includente. Poter svolgere al meglio il nostro mandato assistenziale significa avere al nostro fianco quei cittadini oggi delusi e sbandati di fronte al problema salute.Significa rendere aderente i nostro SSN al mandato conferitogli dalla 833/78 e più in definitiva significa rendere palese la nostra infungibilità.
Tutelare il cittadino per tutelare i valori della nostra professione.
Angelo De Angelis
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