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Parkinson, promettono bene le trasfusioni con mix di mille proteine

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Parkinson, promettono bene le trasfusioni con un mix di mille proteine
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La nuova cura ha mostrato una particolare efficacia ringiovanente nei test sugli animali.

Una terapia basata su trasfusioni di sangue (o di estratti selezionati di plasma) da donatori giovani. Così si potrebbe rallentare la progressione del morbo di Parkinson o, almeno, attenuare alcuni dei sintomi e dei deficit più evidenti. È quanto si appresta a verificare in una sperimentazione clinica condotta su 90 pazienti il gruppo di TonyWyss-Coray della Stanford University, in California, già autore di diversi test su animali che mostrano l’effetto ringiovanente del sangue di esemplari giovani sul cervello di quelli anziani.

Intanto Alkahest, la società fondata dallo stesso Wyss-Coray, ha già in corso i primi test clinici su un ampio gruppo di pazienti colpiti dall’Alzheimer. Il Parkinson, come noto, è caratterizzato dall’atrofia di aree neurali essenziali, per esempio, per il controllo dei movimenti, come la “sostanza nera”, in cui viene prodotta la dopamina. I 190 pazienti con Parkinson che parteciperanno al trial, tutti tra i 70 e gli 80 anni, riceveranno per cinque giorni una serie di trasfusioni di sangue giovane o, più precisamente, di un estratto selezionato di questo sangue, contenente un gruppo di mille proteine che hanno mostrato particolare efficacia ringiovanente nei test sugli animali. La terapia sarà ripetuta dopo tre mesi e, in seguito, i pazienti saranno esaminati per verificare eventuali miglioramenti del quadro cognitivo, oltre che di attenzione, memoria e capacità di linguaggio.

Il focus, dunque, è su questo magico mix di mille proteine particolarmente potenti, come spiega l’ad di Alkahest, Karoly Nikolich: «Dopo che ai topi anziani è stata iniettata questa frazione di plasma, gli animali hanno iniziato a mostrare performance nei test cognitivi assolutamente all’altezza di topi giovani». Per di più, nel cervello sono nati nuovi neuroni e si è ridotto lo stato infiammatorio tipico del cervello anziano. «Siamo certi che questa frazione – aggiunge Nikolich – contenga le proteine migliori e che queste siano responsabili dei progressi del quadro cognitivo».

In parallelo, l’azienda è alla ricerca delle molecole del plasma in assoluto più efficaci, e per questo sta analizzando, una ad una, le mille proteine con test sugli animali. L’obiettivo è scoprirne i meccanismi d’azione. Così, in un prossimo futuro, diventerebbe possibile produrre le versioni sintetiche delle molecole stesse, con ulteriori effetti ringiovanenti. Inoltre si svilupperebbero farmaci alternativi alle trasfusioni. Ma anche in attesa di scoprire le proteine più potenti e di riprodurle, la portata di queste sperimentazioni è considerata importante: non si deve dimenticare, come spiegano i ricercatori, che la sicurezza del plasma è già certificata da anni di utilizzo clinico per svariati scopi medici.

Redazione Nurse Times

Fonte: La Stampa

 

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