Giorno 12 maggio si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Internazionale dell’Infermiere, e anche l’Italia non ha voluto far mancare il suo contributo.
Da Lecco a Palermo, diverse sono state le manifestazioni e i modi di celebrare questa giornata.
La stragrande maggioranza delle manifestazioni si sono limitate a dimostrare ai cittadini cosa fa l’infermiere, poche hanno cercato di far capire chi è davvero l’infermiere. Chi sia il medico lo sanno tutti, chi sia l’infermiere, talvolta, non lo sanno neanche gli stessi infermieri.
Chissà per quale strano meccanismo, leggendo le notizie sulle varie manifestazioni, mi sono venute in mente le parole pronunciate durante un comizio nel giugno 1912, nella lontana Cleveland (Ohio, Stati Uniti) dalla sindacalista e suffragetta Rose Schneiderman, che fanno: “Ciò che la donna che lavora vuole è il diritto di vivere, non semplicemente di esistere – il diritto alla vita così come ce l’ha la donna ricca, il diritto al sole e alla musica e all’arte.
Voi non avete niente che anche l’operaia più umile non abbia il diritto di avere. L’operaia deve avere il pane, ma deve avere anche le rose. Date una mano anche voi, donne del privilegio, a darle la scheda elettorale con cui combattere”.
Le parole della Schneiderman, mi hanno fatto pensare che solo comportandosi da professionisti intellettuali, quali noi infermieri siamo o dovremmo essere, potremo reclamare il diritto di pretendere un trattamento (non solo economico) ed una considerazione migliore da parte dei cittadini e delle istituzioni.
Dicevamo che la celebrazione della Giornata Internazionale dell’infermiere ha dato il là a molteplici iniziative, una mi ha colpita più di tutte.
Il Collegio Ipasvi di Lecco ha scelto di festeggiare la Giornata dell’Infermiere organizzando “Una serata culturale”, in cui i protagonisti sono stati due scrittori/infermieri, Laura Binello e Cristian Riva.
I proventi della cena sono andati in beneficenza alla Comunità “La Casa sul Pozzo”.
Laura Binello, autrice del libro “Panda rei”, infermiera felice di esserlo (come si definisce la stessa autrice) si occupa da sempre di pazienti fragili di provenienza diversa, dagli anziani, ai bambini, ai pazienti con cronicità, ai profughi.
“Credo che l’esperienza sul territorio come infermiera delle cure domiciliari abbia allargato la mia visione d’insieme sull’arte del prendersi cura, che non è solo abilità e tecnicismo ma capacità relazionale ed umana.”, così si esprimeva l’autrice lo scorso anno quando è stata intervistata da Nurse Times (VEDI).
Cristian Riva, autore del libro “Coraggio e Paura”, attraverso i suoi dieci racconti, vuole essere la parola di chi parola non ha. Racconta storie di vita e di fine vita. “Non è un libro tecnico, nè tantomeno infermieristico. Racconto emozioni, abbracci, lacrime e sorrisi in un momento della vita che a molti ancora spaventa eccessivamente”, queste parole sono tratte dal sito web dello stesso autore.
Al consigliere dell’Ipasvi di Lecco Fabio Fedeli, che si occupa per lo stesso Collegio della gestione della pagina social Facebook, abbiamo chiesto come è nata l’idea di una cena letteraria:
“Già lo scorso anno avevamo deciso, come Direttivo Ipasvi, di rendere la Giornata Internazionale dell’Infermiere un momento conviviale che permettesse di creare “ponti” fra i colleghi e fra i colleghi ed il Collegio.
L’anno scorso sulla pagina Facebook, avevamo lanciato una sorta di rubrica, in cui presentavamo delle “letture consigliate”, valorizzando libri scritti da colleghi infermieri, con i quali abbiamo mantenuto i contatti.
Unendo le due cose, – continua – è nata l’idea della Cena Letteraria, un momento di incontro e di festa per la nostra Giornata Internazionale, ma anche di riflessione e di condivisione di esperienze di assistenza e, cosa importante, di valorizzazione degli aspetti intellettuali, relazionali e culturali della nostra professione”
La cena si è svolta alternando momenti di “leggerezza” ad altri di profonda riflessione, dove gli autori, fra una portata e l’altra, hanno presentato la loro esperienza e i loro libri facendone “assaporare” alcuni brani.
Oltre ai loro interventi, ci sono stati spazi per le riflessioni da parte di tutti i partecipanti.
Una cena letteraria in cui è emerso il ruolo chiave dei professionisti infermieri, professionisti sempre più preparati e competenti, capaci di esprimere assai più che non le sole competenze tecniche e umane. Competenze che si esprimono attraverso l’essere “figura intellettuale”, che come tale ha diritto ad occupare un ruolo chiave importante nel Servizio Sanitario Italiano.
Parafrasando le parole della Schneiderman, noi infermieri vogliamo vivere, cioè essere protagonisti, o solo esistere, cioè essere mere figure di contorno, per nulla centrali nel processo di cura dei nostri pazienti?
Rosaria Palermo
Video: TeleUnica
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