“Per molti anni ho lavorato in emodialisi. Mi sono capitate molteplici occasioni in cui veniva richiesta una notevole lucidità mentale per affrontare arresti cardiaci o ipotensioni gravi”.
A parlare è Marianna Monducci, ex-Infermiera Libero Professionista. Oggi la nostra interlocutrice è Coach Professionista.
Marianna collabora anche con AssoCare.it ed è attivista del progetto “Self Coherence“.
Al momento il nostro organismo sa dove andare ad attingere alle risorse indispensabili ad affrontare l’emergenza. Poi a lungo andare ne paga le conseguenze.
“Personalmente mi capitava spesso di avere bisogno di un po’ di tempo ‘di stacco’ anche solo 15 minti dopo avere rianimato un paziente – spiega a NurseTimes.org – non sono più infermiera, ma conosco ancora molto bene la realtà ospedaliera. Diciamolo, il più delle volte quei 15 minuti proprio non ci sono ed è sempre più frequente che venga a mancare addirittura il turno di riposo. Queste condizioni limite portano inevitabilmente ad un aumento del livello di stress che annebbiano le facoltà di azione.”
Come risaputo l’elevato livello di stress stimola le ghiandole surrenali alla produzione di cortisolo che si accumula a livello fisiologico anche nella corteccia prefrontale andando ad inibire le funzioni più necessarie in caso di emergenza sanitaria da gestire.
Tra le tante funzioni inibite ve ne sono alcune fondamentali per gestire questi momenti come ad esempio:
- la capacità organizzativa;
- il problem solving;
- la lucidità mentale.
Spesso il momento dell’emergenza viene comunque gestito grazie alle capacità apprese e al fatto che il nostro corpo sa a quali risorse attingere, risorse che si sono formate dalla ripetizione dell’evento.
Purtroppo quello che non viene preso in considerazione tante volte, paradossalmente, è il lato umano dedicato all’operatore.
Ogni volta che l’operatore si sottopone a questo tipo di intervento è sottoposto a enorme tensione sia fisica che emotiva, non avere il tempo per metabolizzarla porta a accumuli di stress che difficilmente trovano una valvola di sfogo.
Gli strumenti di Biofeddback formativo proposti da Self Coherence permettono proprio di diminuire nell’immediato tali livelli e di imparare a gestirlo sempre di più in fase acuta.
Sono strumenti che tramite feedback sonoro e visivo permettono di riconoscere il proprio livello di stress e soprattutto permettono di conoscere il metodo per abbassarlo.
Come funziona il feedback di cui ci parli?
“Mediante corsi di una giornata formativa (8 ore) si possono acquisire competenze per un corretto uso personale. In questo modo si dà ai discenti la possibilità di utilizzare il metodo quotidianamente e stabilire un naturale livello di coerenza cardiaca. E’ stato dimostrato che un allenamento di 20 minuti di coerenza cardiaca favorisce una maggiore lucidità mentale. Inoltre dà energia nelle successive 5/6 ore.”
Altro fattore fondamentale, aggiunge Marianna, è la possibilità di abbassare nell’immediato la tensione accumulata durate l’attività. Lo si fa mediante l’esecuzione di semplicissimi esercizi respiratori collegandosi con il dispositivo portatile. E’ più piccolo di uno smartphone.
Bastano pochi minuti per ritornare in equilibrio ed affrontare il resto del turno senza sentirsi schiacciati dalla stanchezza. Essa lo sappiamo è data dal fisiologico calo adrenergico che automaticamente si innesca dopo un forte carico.
Un accenno doveroso è che il continuo contatto con queste situazioni può portare l’operatore ad una sorta di apatia emotiva. Essa è una naturale necessità di sopravvivenza.
L’operatore non può coinvolgere le emozioni per l’essere umano in pericolo altrimenti non riuscirebbe ad aiutarlo. Tutto questo però ripetuto nel tempo rischia di essere spostato anche sul piano di vita personale proprio con un “generale” distacco emotivo.
Attenzione perché questo è uno dei primi sintomi del Burnout.
Quando vi vedrete la prossima volta per un nuovo evento formativo?
Il prossimo corso di Self Coherence si terrà a Bologna il 27 maggio 2017. Per informazioni visitate il sito www.selfcoherence.com.
Grazie Marianna Monducci, seguiremo il tuo consiglio. Gli Infermieri Italiani hanno bisogno di questi momenti di “ricarica” e di “rilassamento cardiaco”. Lo stress quotidiano che si respira nei reparti è ormai causa di seri disturbi e patologie delle quali fino a poco tempo fa se ne ignorava l’etiologia!
Andrea Delle Foglie
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