Bene il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale
Roma, 11 mar. – “Urge affrontare la tornata contrattuale 2019-2021, visto che tutti i Ccnl dei dipendenti pubblici sono scaduti da più di due anni, per dare subito un nuovo contratto a chi è in prima linea.
Allo scopo, accogliamo con cauta soddisfazione, dopo la definizione del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale, la convocazione del ministro della Funzione Pubblica ai sindacati del pubblico impiego per domani sui rinnovi contrattuali 2019-2021 e la riforma della PA”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, che parteciperà domani al confronto con il ministro Renato Brunetta.
La Fials auspica che gli obiettivi cruciali posti dal recente Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale possano dare, se non si rivelino essere ‘fumo negli occhi’ come avvenuto nel recente passato, un’inversione di tendenza e ripartire “dalle donne e dagli uomini soprattutto della sanità” per “affrontare con le migliori competenze professionali e qualità umane le sfide non solo all’attuale pandemia da Covid 19 ma il rilancio della sanità pubblica al servizio delle comunità”. Per ciò che riguarda la sanità, il lavoro è ancora più complesso perché i grandi e irrisolti problemi che ci portiamo dietro da anni si sono ingigantiti con la emergenza pandemica.
“Per continuare a migliorare il funzionamento di Enti ed Aziende sanitarie, e il livello e la qualità dei servizi sanitari pubblici per i cittadini – avverte Carbone – occorre intervenire con modifiche normative, ulteriori cambiamenti organizzativi, adeguati investimenti, anche di carattere politico, culturale e sociale in grado di valorizzare il ruolo che dipendenti pubblici e professionisti sanitari e socio sanitari svolgono nell’adempimento delle proprie funzioni e competenze al servizio del Paese, recuperando il rispetto dei cittadini utenti e la fiducia nei confronti del lavoro pubblico”.
La Fials ritiene necessario riprendere diversi spunti del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale e contestualizzarli nel Servizio sanitario che, senza fare torto a nessuno, è il comparto che necessita di maggiori innovazioni.
La pandemia ci ha ricordato quanto sia importante l’attività di promozione della salute e di prevenzione con il coinvolgimento di tutte le figure professionali e quanto sia necessaria la progettazione di un nuovo servizio sanitario nazionale, che veda emergere attività di prevenzione, sicurezza negli ambienti di lavoro, valorizzazione dei dati sanitari ed epidemiologici e la digitalizzazione.
“Necessita, ne sono convinto, promuovere nuove forme di lavoro (agile, telemedicina teleassistenza) che – spiega il segretario generale Fials – se ben utilizzate, possono rappresentare anche in futuro una leva per accompagnare i cambiamenti organizzativi e per conciliare i tempi di vita e di lavoro. Come prevedere il potenziamento o l’istituzione di forme e strutture di supporto alla genitorialità e ai caregivers. La forza lavoro in sanità è composta per il 75% di donne, le stesse che in genere si occupano della cura dei figli o genitori anziani”.
Un nuovo sistema innovativo di lavoro che, specie in sanità, deve essere supportato da nuove assunzioni stabili: basta con il precariato. In relazione al necessario processo di transizione demografica negli Enti ed Aziende sanitarie occorre contemperare all’esigenza di accompagnare il reclutamento e l’immissione in servizio di nuovo personale, con processi di valorizzazione professionale dell’esperienza e delle competenze del personale già in servizio. Va prevista la possibilità che il nuovo ordinamento professionale possa riconoscere in modo significativo il “diritto alla carriera” a tutti, operando una reale riclassificazione del personale rispetto all’attuale inquadramento professionale, riconoscendo le funzioni effettivamente svolte.
Occorre rendere le aree più ‘permeabili’ rispetto alle progressioni del personale interno superando le rigidità attuali legate al possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno, definendo con il Ccnl i requisiti equipollenti volti a valorizzare esperienza e competenze professionali acquisite dal personale già in servizio. In tale ottica, “bisognerà riconoscere in modo organico – sottolinea Carbone – e valorizzare nella definizione del nuovo ordinamento, le professionalità espresse in modo qualitativamente superiore all’inquadramento, le funzioni altamente professionalizzate, i compiti di responsabilità e coordinamento, le attività disciplinate da codici deontologici e iscrizioni ad Ordini o per le quali occorra specifica abilitazione professionale”.
Più in generale, va prevista a regime l’attivazione di procedure selettive per i passaggi tra categorie o aree riservate al personale di ruolo, prevedendo che la contrattazione collettiva possa definire due criteri di partecipazione consistenti o nel possesso del titolo di studio previsto o nella valorizzazione dell’anzianità di servizio, anche definendo percorsi formativi utili a colmare eventuali gap, in termini di conoscenze e competenze.
“Il sistema attuale delle progressioni fra le categorie o aree, basato sul valore legale del titolo di studio – conclude il segretario generale Fials – acquisirebbe così maggior flessibilità, mettendo l’aggiornamento al centro dei processi di valorizzazione professionale e introdurrebbe un importante elemento motivazionale”.
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