Attraverso una nota l’Azienda sanitaria varesina risponde alle critiche ricevute per aver adottato il modello dello Skill Mix Change.
Non sono mancate le critiche alla scelta dell’Asst Sette Laghi (Varese) di sopperire alla carenza di infermieri – ne mancano 140, circa il 6% della forza lavoro totale – integrandoli e supportandoli con gli operatori socio-sanitari (64 assunti in più rispetto allo scorso anno). Un modello, denominato Skill Mix Change, che invece l’Azienda sanitaria difende attraverso la nota seguente.
“Skill Mix Change è la reazione strategica e responsabile a un problema, quello noto e diffuso ben oltre i confini nazionali della carenza di infermieri, che nasce dalla consapevolezza della rilevanza del loro ruolo e della necessità di valorizzare le loro competenze specifiche e insostituibili.
ASST Sette Laghi, che è anche Polo universitario e che collabora con l’università dell’Insubria nell’iter formativo degli infermieri, di cui quindi conosce bene la validità professionale, ha attivato ogni canale disponibile per assumere nuovi infermieri. Quest’anno, però, non si è riusciti a coprire il turnover: a fronte degli infermieri assunti, 55, con quattro bandi di concorso uno dietro l’altro, due a tempo indeterminato e due a tempo determinato, ne restano 140 da assumere per sopperire alle necessità dell’Azienda. Un numero che tiene conto anche dell’importante sviluppo in corso di quello che tecnicamente si chiama Polo Territoriale e che, in parole comuni, significa attivazione delle case della comunità, degli ospedali di comunità e potenziamento del servizio degli infermieri di famiglia.
La carenza di infermieri, pur rappresentando una premessa innegabile per ogni decisione organizzativa e per ogni analisi del sistema sanitario nazionale, non deve però rappresentare una giustificazione per le direzioni delle aziende sanitarie all’accettazione passiva, a rinunciare a offrire servizi preziosi nell’interesse dei pazienti. Lo Skill Mix Change parte dall’analisi del ruolo, in questo caso degli infermieri, distinguendo le funzioni specifiche, correlate alla loro formazione e competenza, da quelle ancillari, ovvero necessarie allo svolgimento del compito associato al loro ruolo, ma che non esprimono una competenza professionale di loro esclusivo appannaggio. Queste ultime sono le funzioni che spesso un professionista considera fonti di rallentamento rispetto al suo specifico ruolo professionale.
Lo skill mix change ridistribuisce queste funzioni su altri professionisti, in questo caso gli oss, assunti in un numero maggiore di 32 unità di quello previsto, ma sempre al di sotto dalla dotazione organica complessiva del comparto, consentendo alla figura professionale di cui c’è carenza, l’infermiere, di concentrarsi sulla propria funzione specifica, quella che rappresenta il cuore della sua attività, il patrimonio più prezioso da preservare, valorizzandolo rispetto a ciò che è invece complementare. Parallelamente si offre un’occasione di crescita anche per gli oss, con un ulteriore effetto positivo. Quanto alle condizioni di lavoro, le aziende fanno il massimo che possono a livello di contrattazione integrativa, ma la struttura contrattuale esula dalle loro competenze e attiene alla contrattazione nazionale”.
Redazione Nurse Times
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