L’Opi di Salerno presieduto dal dott. Cosimo Cicia celebra la giornata dedicata agli infermieri con un evento formativo sul Nuovo Codice Deontologico che si terrà il 13 maggio
Il 12 maggio 1820 è nata Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne. Gli infermieri ricordano questa data celebrando in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’Infermiere, evento sempre speciale, perché ricorda la professione oggi più numerosa e importante del sistema assistenziale e sanitario mondiale ed occasione privilegiata per illustrare al cittadino l’attività quotidiana degli infermieri.
La maggior parte della popolazione si fida degli infermieri, sebbene forse non abbia alcuna idea di che cosa realmente assicurino gli infermieri. Ci troviamo quindi di fronte a un paradosso: la gente si fida degli infermieri, ma non ha idea di che cosa facciano.
Gli infermieri devono quindi condividere i dati relativi alla propria professione con il pubblico; devono dire alla gente che cosa fanno, devono spiegare al pubblico che il loro lavoro non è semplicemente una “vocazione” ma una professione che richiede competenze certificate da una laurea triennale e magistrale, il cui esercizio professionale viene tutelato e garantito dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di appartenenza.
Gli infermieri hanno bisogno di essere rispettati e compresi. Devono essere riconosciuti in tutti gli organismi pubblici e in tutti i dibattiti sulle politiche sanitarie per poter loro dare il proprio prezioso contributo.
Questo non dovrebbe, e non deve, avvenire solo nella Giornata dell’infermiere, ma durante tutto l’anno. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Salerno ha deciso di celebrare la giornata Internazionale dell’Infermiere il giorno 13 maggio p.v. con una giornata di studio ed approfondimento sul nuovo Codice Deontologico anche per avvicinare l’universo degli infermieri alla comunità, ai cittadini, a tutti coloro che hanno incontrato o incontreranno un infermiere nel corso della vita.
“La sanità non funzione senza infermieri”, questo il messaggio lanciato dalla FNOPI e dall’OPI di Salerno che in questa giornata di festa vuol far riflettere sull’importanza della figura dell’infermiere nella comunità.
L’evento, già importante per il tema da trattare, assume ancor più rilievo per la presenza del Governatore della Campania, della Presidente Nazionale della FNOPI Barbara Mangiacavalli, delle massime cariche accademiche dell’UNISA e di una folta schiera di esperti relatori, chiamati anche ad illustrare le prospettive future della professione che si vuole sempre più specialistica per poter fronteggiare le necessità della popolazione che, grazie all’aumento dell’aspettativa di vita, invecchia sempre più.
La giornata diventa così un momento celebrativo per parlare della professione infermieristica, attuale ed in prospettiva. L’OPI di Salerno conta 8.917 iscritti e la giornata dell’infermiere diventa per tutti loro un momento di condivisione con la comunità e un’occasione da non per perdere per stimolare, motivare, incontrare tutte le persone che, a fronte di compensi non certo straordinari, hanno comunque deciso di mettere le loro competenze a servizio dei cittadini.
Una verità indiscutibile: sono le infermiere e gli infermieri che passano maggior parte del tempo con gli ammalati, che ne riconoscono i più nascosti bisogni, le più inconfessabili paure, che sanno elargire cure particolari e speciali, fatte di attenzione e disponibilità, spesso ignote ai medici.
Oggi fare l’infermiere è diventato più impegnativo per diversi motivi. Il primo è che il lavoro è sempre più appiattito sui tempi stretti di una produzione aziendale ed unire umanità ed efficienza è difficile. L’infermiere di reparto è poi sempre più sfumato: la percezione che ne hanno l’assistito e i media è che tutti quelli che non hanno il camice bianco sono infermieri. Potremmo fare un elenco interminabile di cose negative e sarebbe tempo perso. Tempo perso perché una casa non si costruisce facendo l’elenco di quello che non si ha.
Ma che cosa abbiamo per fare l’infermiere?
Non tanto, ma quanto basta, due mani ed una testa. Due mani che maneggiano cose piccole e cose grandi, cose forti e cose fragili. Due mani che agiscono da sole o assieme ad altre mani per un bene superiore il prossimo. Una testa, per capire come agire al meglio, riconoscere che conoscenze asettiche di principi scritti e noti da centinaia di anni sono in azione davanti a me. Tante teste che devono ricordare che l’agire ha effetto su un corpo e che ciò che facciamo ha un risultato che è tanto più efficace quanto il nostro essere umani è più forte e vede l’essere umano che aiutiamo.
Di seguito il Programma formativo
Redazione NurseTimes
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