Nel 1999 gli interventi chirurgici realizzati con l’ausilio di un robot erano un’assoluta rarità quando fu progettato il primo dispositivo
Ciò che fino a pochi decenni fa avrebbe potuto sembrare fantascienza è diventato realtà grazie alla sofisticatissima apparecchiatura realizzata dall’azienda Intuitive Surgical, produttrice del robot Da Vinci, così intitolato in omaggio al genio di Leonardo.
Il sistema non opera in totale autonomia. A guidare i suoi bracci, sui quali vengono montati gli strumenti necessari ad effettuare l’intervento, è sempre un chirurgo adeguatamente formato all’utilizzo del macchinario.
Non esistono al momento robot, umanoidi o meno, capaci di decidere e agire autonomamente in sala operatoria.
Il robot Da Vinci è formato da due parti principali:
- la console dotata di schermo 3D che consente al chirurgo di manovrare i bracci sui quali sono montati gli strumenti;
- il robot dotato di bracci che andranno ad eseguire materialmente le fasi dell’intervento chirurgico.
In quali casi viene utilizzato il robot Da Vinci?
L’Italia è uno dei paesi al mondo nei quali si utilizza maggiormente la chirurgia robotica. Numerose strutture ospedaliere ospitano il robot Da Vinci impiegandolo in interventi di chirurgia urologica, ginecologica, cardiologica, toracica, trans-orale sia su pazienti adulti che su pazienti pediatrici.
Negli ultimi dieci anni Da Vinci è stato utilizzato per operare oltre 2 milioni di pazienti al mondo permettendo di intervenire in maniera meno invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale.
Quali sono i rischi derivanti dalla chirurgia robotica?
Indubbiamente ogni intervento chirurgico e dunque anche un intervento di chirurgia robotica non è esente da rischi.
Secondo i produttori alcuni studi dimostrerebbero come la prostatectomia robotica effettuata con il robot Da Vinci sia più sicura della chirurgia tradizionale: “risultano minori complicanze quali perdite ematiche e inferire durata della degenza post operatoria in ospedale.”
I risultati sarebbero incoraggianti anche in caso di isterectomia: “due studi dimostrano come l’utilizzo di Da Vinci è più sicuro rispetto alla laparoscopia e riduce la lunghezza della permanenza in ospedale”.
In ogni caso sottolinea la multinazionale “crediamo nell’importanza dell’educazione dei pazienti, delle strutture ospedaliere e dei chirurghi e conosciamo i rischi e i vantaggi della chirurgia robotica effettuata con Da Vinci“, pertanto la scelta ultima “spetta al paziente e al chirurgo”.
In quali ospedali italiani si utilizza la chirurgia robotica?
All’ospedale Niguarda di MIlano centinaia di pazienti ogni anno vengono sottoposti a prostatectomia robotica. All’Ospedale Humanitas i chirurghi operano con il modello più evoluto di robot Da Vinci, il modello Xi pur avendo a disposizione anche il precedente modello Si.
Anche all’Ospedale San Raffaele, all’Istituto Europeo di Oncologia e all’Ospedale Maggiore di Milano è presente.
A Roma viene utilizzata presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata, l’IFO Regina Elena e il Policlinico Gemelli.
La chirurgia robotica in Italia viene applicata in quasi tutte le regioni, da Nord a Sud. I robot Da Vinci operano da anni all’Ospedale Villa Sofia di Palermo e all’Ospedale Giglio di Cefalù. A Catania il primo intervento con un robot Da Vinci è stato effettuato nel 2013 presso la casa di cura GretterLucina.
A Bari il robot da Vinci viene utilizzato al Policlinico Giovanni XXIII. In Puglia ci sono anche gli Ospedali Riuniti di Foggia e la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.
All’Ospedale Pascale di Napoli Da Vinci ha operato per la prima volta nel 2012. Sempre a Napoli la chirurgia robotica viene utilizzata all’Ospedale Cardarelli, al Federico II e all’Ospedale dei Colli.
Simone Gussoni
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