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Occhi a rischio con infezioni corneali: il trapianto parziale può salvarli, se precoce

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Microplastiche anche negli occhi: gli effetti sulla salute oculare
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Italia pioniera ed eccellenza mondiale di questa tecnica: oltre il 40% degli interventi è mininvasivo con recupero della vista più duraturo e rari rischi di rigetto

Grosseto, venerdì 28 giugno 2024 – Quasi 10 casi al giorno di infezione da funghi o da Acanthamoeba, patogeni responsabili di cheratiti, con rischio di gravi danni agli occhi. In Italia si stima che si verifichino oltre 2000 casi l’anno di infezioni corneali da funghi e circa 800 da Acanthamoeba, un patogeno presente in acqua che trova nelle lenti a contatto, soprattutto se morbide, terreno ideale per la sua proliferazione.

A lanciare l’allarme sono i massimi esperti riuniti al 22esimo Congresso della Società Internazionale Cornea, Cellule Staminali e Superficie Oculare (SICSSO), che mettono in guardia sul continuo aumento di queste infezioni. Purtroppo il 50% dei casi non risponde alle terapie mediche e comporta la necessità di un trapianto che fallisce in oltre la metà degli interventi, soprattutto per la tardività dell’operazione. Una speranza arriva dal trapianto di cornea lamellare anteriore, o DALK, in cui non viene impiantata la cornea a tutto spessore, ma si sostituiscono solamente gli strati corneali effettivamente compromessi, preservando quelli funzionalmente non danneggiati.

I risultati di questa tecnica, di cui l’Italia è un’eccellenza mondiale, garantiscono un successo nel 99% dei pazienti, se l’intervento viene eseguito precocemente nei casi in cui l’infezione di grado più severo è resistente ai farmaci. 

Il trapianto parziale di cornea, purché precoce, è oggi la vera soluzione alle infezioni gravi ovviamente non rispondenti alla terapia medica”, dichiara Vincenzo Sarnicola, Presidente SICSSO, tra i chirurghi più esperti al mondo di questa innovativa tecnica, nonché noto alle cronache internazionali per aver ricostruito lo scorso anno un occhio vedente da due occhi non vedenti. “In Italia si stima che si verifichino circa 3000 casi all’anno di cheratiti per infezioni da funghi o da Acanthamoeba – aggiunge -. Purtroppo le terapie mediche non sempre riescono a eradicare le infezioni. I microorganismi hanno così il tempo di penetrare nella cornea e danneggiarla, al punto di richiedere un trapianto che, se a tutto spessore, fallisce in oltre la metà dei casi, mentre nel 25% i risultati sono anatomici ma non funzionali e nel 5% portano alla enucleazione dell’occhio”.

Risultati migliori sono possibili con un trapianto di cornea lamellare anteriore, o DALK, in cui non viene sostituita tutta la cornea, ma solo lo strato intermedio.

Questo intervento – spiega Sarnicola -, consiste nella sostituzione del solo foglietto intermedio della cornea (stroma) al posto di tutta la cornea e consente di sostituire soltanto la porzione malata lasciando intatto tutto il resto. Il trapianto risulta quindi molto meno invasivo con grandi vantaggi per il paziente. Se eseguito precocemente riesce poi quasi sempre a eradicare l’infezione garantendo una sopravvivenza dei tessuti trapiantati del 99%, con pochi casi di rigetto e facilmente trattabili”. 

Resta la difficoltà di apprendere una metodica decisamente complessa che richiede grande perizia tecnica perché i migliori risultati si ottengono ancora separando manualmente i vari strati della cornea – sottolinea Eduard Holland della Cincinnati University -. L’Italia vanta i chirurghi più esperti al mondo in questa tecnica mininvasiva che vede gli Stati Uniti ancora in ritardo, con solo 1000 interventi DALK eseguiti all’anno, a fronte di 39.000 patologie dello stroma corneale in cui sarebbe invece indicata”.

Oggi nel nostro Paese, dei circa 7000 trapianti di cornea eseguiti ogni anno, oltre il 40% sono mininvasivi. Si tratta di trapianti parziali, realizzati cioè con tecniche selettive o lamellari. I risultati italiani costituiscono dunque un’eccellenza mondiale della quale andare fieri per lo sviluppo e la diffusione di tecniche chirurgiche sempre più innovative”, conclude Sarnicola.

Redazione Nurse Times

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