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Obitori e terapie intensive al collasso: Romania e Bulgaria messe in ginocchio dal Covid

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Obitori e terapie intensive al collasso: Romania e Bulgaria messe in ginocchio dal Covid
A woman holds a banner during an anti-government and anti-restrictions protest organised by the far-right Alliance for the Unity of Romanians or AUR, in Bucharest, Romania, Saturday, Oct. 2, 2021. Thousands took to the streets calling for the government's resignation, as Romania reported 12.590 new COVID-19 infections in the past 24 hour interval, the highest ever daily number since the start of the pandemic. (AP Photo/Vadim Ghirda)
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I due Paesi balcanici sono quelli con il più basso tasso di vaccinazione in Europa, anche a causa delle dure campagne no vax condotte da esponenti politici e religiosi.

Decine di cadaveri non trovano posto negli obitori e vengono ammassati in corridoi e giardini pubblici. Lo spazio nelle normali stanze e celle frigorifere non basta più. Sta accadendo in Romania, Paese che insieme alla Bulgaria si trova nella lista dei Paesi europei con il tasso di vaccinazione più basso, e che sta affrontando una diffusione del virus e un’impennata di contagi capaci di mettere in seria difficoltà le strutture sanitarie.

Aumentano le persone infette, e ogni giorno si raggiungono o superano nuovi record di contagi, facendo salire esponenzialmente il tasso di positività. In Romania le terapie intensive sono ormai sature da tempo, al punto da costringere i medici a trasferire i tanti malati gravi in ospedali all’estero. È la prima volta dalla sanguinosa guerra civile della caduta di Ceausescu nel 1989-90 che si vedono cadaveri lasciati all’aperto e al gelo in luoghi pubblici. “I preparativi per la quinta ondata devono iniziare immediatamente”, ha detto al quotidiano rumeno Adevarul il deputato Alexandru Rafilu.

Come mostrano i dati elaborati da Our World in Data, i pazienti ricoverati in terapia intensiva nel Paese sono aumentati esponenzialmente dalla scorsa estate, raggiungendo picchi di quasi 2mila ricoveri, numeri mai registrati dall’inizio della pandemia. A oggi solo il 37,6% della popolazione è completamente vaccinato. I motivi della riluttanza al vaccino sarebbero diversi: il collasso delle strutture sanitarie, la tanta disinformazione che si diffonde sui social media, ma soprattutto la dura campagna no vax condotta, come sta avvenendo anche in Bulgaria, dalla potente chiesa ordotossa.

In molti villaggi rurali e periferici la povertà e la mancanza di istruzione, unite all’influenza dei leader locali e alle credenze religiose tradizionali, stanno peggiorando un quadro già molto critico. A Bosanci, un comune di 7.041 abitanti ubicato nel distretto di Suceava, nella regione storica della Bucovina, il sindaco Neculai Miron, che è anche pastore del villaggio, è uno dei personaggi pubblici no vax più convinti. “Non siamo contro la vaccinazione, ma vogliamo verificarne la sicurezza per calmare le nostre preoccupazioni, perché ci sono stati molti effetti collaterali – ha detto alla Cnn –. Non crediamo che i componenti del vaccino siano poi così sicuri. Non è un vaccino sicuro”.

Anche diverse figure politiche si sono schierate apertamente contro i vaccini. Una delle no vax più convinte è Diana Sosoaca, membro del Senato rumeno. In uno dei suoi interventi ha cercato di convincere le persone a non recarsi in un centro vaccinale nel suo collegio elettorale nel Nord-Est del Paese. ”Se ami i tuoi figli, interrompi le vaccinazioni – ha detto in un video sulla sua pagina Facebook –. Non ucciderli!”.

In risposta alla crisi il presidente Klaus Iohannis ha preso una decisione senza precedenti dalla fine del comunismo, nominando premier il generale Nicolae Ciuca. Questi affronterà la battaglia contro il Covid con alle spalle un governo di larghe intese, per la prima volta dal 1989. I due blocchi nemici giurati da quando la Romania è tornata alla democrazia, cioè il partito nazionale liberale filo-occidentale europeista e vicino al capo dello Stato, e i socialisti (ex comunisti e tuttora sovranisti), sotto tiro da anni per la corruzione, si sono messi d’accordo per formare un esecutivo anti-Covid di unità nazionale d’emergenza con premier a rotazione tra le due forze politiche. 

Non è migliore la situazione nella vicina Bulgaria, dove il tasso di vaccinazione è ancora più basso: solo il 24,6% della popolazione è completamente immunizzato. Secondo Matteo Villa, ricercatore Ispi, in Bulgaria, così come in Romania, il trend dei contagi è andato di pari passo con quello dei morti. In un tweet il ricercatore ha mostrato l’andamento dei casi paragonato a quello dei decessi nei due Paesi: “I decessi hanno continuato a seguire i casi in maniera praticamente perfetta, toccando i 600 al giorno: è come se in Italia morissero 1.400 persone al giorno, un numero mai visto”. Anche qui aumentano ogni giorno sia i pazienti in terapia intensiva sia i ricoveri ordinari per Covid.

Redazione Nurse Times

Fonte: Huffington Post

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