Il presidente del sindacato, Antonio De Palma, ricorda due storie emblematiche e commenta: “Vi sono posti, in Italia, dove i soggetti più fragili vivono nella paura costante di essere abbandonati a se stessi, con gravi conseguenze per il loro presente e il loro futuro”.
“Quale futuro per la sanità territoriale, senza gli infermieri? Quale futuro per i soggetti più fragili, senza un massiccio piano di assunzioni e senza l’inserimento di quell’infermiere di famiglia che, diversamente da quanto lascia intendere una certa politica, rappresenta il perno della Missione 6 del Pnrr?”. A porre tali quesiti è Antonio De Palma (foto), presidente nazionale del sindacato Nursing Up.
“Vi raccontiamo, allora, due storie italiane, che vedono entrambe tristemente protagonista il Lazio – prosegue -. Ma siamo consapevoli, e continueremo a indagare in tal senso, che anche in altri territori si verificano episodi simili. Storie di malati, storie di pazienti che soffrono, e che pagano direttamente sulla propria pelle lo scotto di una carenza infermieristica che non rappresenta solo una spada di Damocle per i pronto soccorso ‘polveriera’ e per la sanità pubblica, ma che ogni giorno mina le certezze di una sanità territoriale già carente. Queste storie ci arrivano attraverso il coraggioso racconto dei cronisti locali, con cui siamo costantemente in contatto, e con il supporto dei nostri referenti, che ogni giorno lavorano a stretto contatto con i professionisti”.
Ma veniamo alle storie: “Da una parte c’è la vicenda di alcuni infermieri domiciliari che, nel viterbese, pur avendo convenzioni dirette con l’Asl locale, da tempo non ricevono più gratuitamente quei presidi e materiali che per loro sono fondamentali per curare i pazienti allettati, affetti da gravi patologie. Dall’altra c’è la storia di una bambina di 11 anni, Gaia, che nel territorio di Fiumicino ha una tracheostomia e necessita di assistenza costante. Fino a due anni fa, con la presenza degli infermieri specializzati su cui contare, Gaia poteva recarsi ogni giorno a scuola e ricevere l’assistenza di cui ha bisogno. Ma da mesi la piccola non può più permettersi alcun tipo di istruzione ed è stata abbandonata a se stessa, finanche dalle istituzioni locali”.
Prosegue De Palma: “Gaia ha perso la mamma, e di lei si occupano la nonna e la sorella maggiore, che per garantirle le cure necessarie si sono trasferite a Fiumicino, dal napoletano, nei pressi del Bambino Gesù di Palidoro. Nel suo caso la presenza degli infermieri è indispensabile: gli infermieri sono gli unici che, attraverso la loro competenza, possono garantire la gestione in sicurezza di ausili invasivi e salvavita come la tracheostomia, che necessita di assistenza continua, giorno e notte. Si occupano di medicazioni, somministrazione di pasti e farmaci attraverso la gastrostomia. Ma gli infermieri scarseggiano: in Italia ne mancano 80mila. E per tutta risposta ai famigliari, incredibile ma vero, sarebbe stato proposto di accettare il supporto di operatori socio-sanitari al posto degli infermieri. Un paradosso, una beffa, dal momento che queste figure, per legge, non possono gestire la tracheostomia a scuola, e perché nemmeno con loro sarebbe garantita per la piccola una copertura completa dei turni”.
Passando all’altra storia: “Da Roma alla Tuscia. In provincia di Viterbo i cronisti locali ci raccontano che la stabilità dell’assistenza domiciliare di alcune cooperative convenzionate direttamente con l’Asl vacilla pericolosamente. Se durante il Covid, infatti, gli infermieri domiciliari ricevevano regolarmente e gratuitamente, come da convenzione, materiale sanitario dalle Asl locali, adesso, viste le contingenze economiche, sono i parenti dei pazienti allettati che da mesi devono acquistare addirittura cerotti, garze e altri presidi di medicamento, in particolare per malati affetti da ulcere croniche”.
Commenta il presidente Nursing Up: “Storie che devono farci riflettere, che devono farci indignare. Storie non degne di un Paese civile. Da anni il nostro sindacato si batte per promuovere in pianta stabile la figura degli infermieri di famiglia in Italia, dove nel 2021 una legge presentata in pompa magna avrebbe dovuto favorire l’inserimento di 9.600 professionisti. A oggi neanche il 20% di questi sono stati assunti dalle Regioni, fatta eccezione per rarissimi casi. E allora, mentre il fiume di denaro del Pnrr rischia di essere tristemente sprecato, senza gli infermieri di famiglia, ci fa specie che una parte della politica ritenga che con i soli medici di famiglia e addirittura i farmacisti si possano garantire tutte le competenze di assistenza ai cittadini, dimenticando che, dentro e fuori dalle corsie degli ospedali, ci sono classi di attività professionale che rientrano negli alvei di univoca responsabilità infermieristica”.
Conclude De Palma: “Le parole a vuoto e le promesse mancate ci hanno davvero stancato. Queste due storie, così come tante altre che non mancheremo di raccontare, dimostrano che le carenze della sanità, pubblica e privata, e gli evidenti problemi nella realizzazione di una idonea sanità territoriale, ricadono con effetti devastanti sul presente e sul futuro dei cittadini bisognosi”.
Redazione Nurse Times
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