Pare che alcune aziende sanitarie e ospedaliere stiano imponendo l’adesione completa alle 48 ore di protesta.
“Alla vigilia delle due giornate di sciopero (12 e 13 aprile) indette dai sindacati di categoria giungono notizie allarmanti: alcune aziende sanitarie e ospedaliere stanno imponendo agli infermieri l’adesione completa alle 48 ore di protesta, invece di lasciare loro la libera scelta se assentarsi per un solo turno. Una forzatura inaccettabile, che rischia di depotenziare lo sciopero dei prossimi due giorni”. Così Antonio De Palma, presidente Nursing Up.
Sulla possibilità di aderire totalmente o parzialmente alla due giorni di agitazione, il sindacato ha chiesto ripetute delucidazioni alla Commissione di garanzia sciopero, ma dall’authority non ha fornito alcun chiarimento nero su bianco. Questo silenzio non fa che aumentare i timori dei lavoratori, che potrebbero decidere di rinunciare allo sciopero per non vedersi decurtare in busta paga qualche centinaio di euro.
De Palma sostiene che l’obbligo di sciopero per tutte le 48 ore è un ricatto inaccettabile: “Come possiamo accettare, alle soglie del 2020, che ancora si metta in discussione un diritto fondamentale come questo? Come possiamo accettare che la pubblica amministrazione usi come deterrente per lo sciopero la minaccia nei confronti dei dipendenti che non vogliono effettuare 48 ore di sciopero, di togliere due giorni di stipendio in ogni caso? Rivendico il diritto di chi dovrebbe essere libero di aderire come ritiene. D’altronde il periodo di 48 ore completo è coperto, perché sono state esperite tutte le formalità presso il ministero del Lavoro. Mi riferisco al tentativo di conciliazione che è andato fallito, per cui la copertura di legge a tutto il periodo di 48 ore c’è ed è inaccettabile un atteggiamento ricattatorio a danno dei lavoratori”.
Nei giorni scorsi il sindacato aveva ricevuto, da parte della Commissione sciopero, indicazioni positive sulla possibilità di aderire a una sola giornata di sciopero, ma queste rassicurazioni “orali” non hanno ricevuto un seguito scritto, quindi ufficiale. “Ai colleghi infermieri – spiega De Palma – dobbiamo dare indicazioni chiare. Lo sciopero è di 48 ore e ognuno si assume la responsabilità dell’adesione. Noi ribadiamo che la protesta è l’unico modo per far sentire la nostra voce, e il fatto che si metta in discussione un diritto sacrosanto di ogni lavoratore è indicativo di un timore del peso di questa categoria. Gli infermieri tengono in piedi la sanità e devono poter dire la propria”.
Ma chi ha interesse a tappare la bocca agli infermieri? Questo il parere del presidente Nursind: “Qui si parla di conquiste sindacali che risalgono al ’68, cioè del diritto di sciopero. È sacrosanto garantire i servizi minimi per la gente, ma non è possibile permettere che le pubbliche amministrazioni utilizzino modalità surrettizie contro la protesta, comprimendo di fatto il diritto a scioperare e creando le condizioni perché la protesta non riesca. Se lo sciopero fallisce, sarà soprattutto a causa di questi ‘trucchetti’. È evidente che lo sciopero degli infermieri in una sanità pubblica in perenne emergenza fa paura, ma non possiamo cedere di un millimetro dalla nostra battaglia per una centralità del ruolo della categoria. Un ruolo sbandierato a gran voce da parte delle istituzioni, ma di fatto boicottato nelle scelte decisive. Il pensiero va ovviamente al controverso rinnovo, dopo 9 anni di stallo, del contratto collettivo nazionale del 23 febbraio, che noi chiediamo di rivedere”.
Redazione Nurse Times
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