Potrebbero bastare solo dieci minuti per stabilire se si è affetti o meno da tubercolosi: è questa la novità introdotta da un gruppo di ricercatori dell’Università del New Mexico, che hanno elaborato un test del respiro in grado di rilevare la presenza del batterio responsabile di tale patologia, cioè il Mycobacterium tuberculosis. Si tratta di una malattia che annualmente colpisce 8,6 milioni di persone e che ne causa la morte a 1,3 in tutti il mondo, tanto da essere considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le prime 15 cause di morte a livello globale. La ricerca è disponibile su Nature Communications
La ricerca è stata per ora condotta in laboratorio su un gruppo di conigli. Gli studiosi hanno scoperto che il dispositivo è in grado di rilevare la traccia gassosa – unica nel suo genere, una sorta di “firma” – emessa dal Mycobacterium tuberculosis entro 10 minuti dall’esposizione all’antibiotico isoniazide, frequentemente impiegato nel trattamento della malattia. Non solo: il nuovo macchinario fornisce inoltre rapidamente informazioni anche sulla resistenza a questo antibiotico – informazioni per ottenere le quali è generalmente necessario attendere, con l’impiego degli attuali metodi, anche fino a sei settimane.
La tubercolosi è una malattia che ogni anno infetta 8,6 milioni di persone e causa 1,3 milioni di morti in tutto il mondo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità rientra tra le prime 15 cause di morte a livello globale.
Il nuovo test fa della rapidità della diagnosi la sua forza: come spiega Timmins, “poter curare qualcuno al meglio delle proprie possibilità sin dal primo appuntamento con il medico, in modo che quel qualcuno possa tornare a casa con il giusto assortimento di medicine, potrebbe essere davvero molto utile”.
La tubercolosi è nata in Africa e ha almeno 70 mila anni. A svelarlo è uno studio coordinato da Sebastien Gagneux, esperto dello Swiss Tropical and Public Health Institute, pubblicato su Nature Genetics. Grazie al sequenziamento di 259 ceppi di Mycobacterium tubercolosis – il microbo responsabile dell’infezione – raccolti in diverse regioni del pianeta, Gagneux e collaboratori hanno scoperto che il percorso evolutivo di questo batterio e quello dell’uomo hanno diversi punti in comune, tanti quanto bastano per ritenere che tra i due esseri viventi esista una relazione datata decine di migliaia di anni.
Massimo Randolfi
Tratto da: www.nature.com
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