Si sente spesso parlare di nuove leve nel mondo scolastico ed in quello del lavoro. Anche nel settore sanitario sono presenti e sembra non avere fine la diatriba spesso infondata tra vecchie generazioni di infermieri e cosiddette “nuove leve”
Di seguito riportiamo le riflessioni sull’argomento emerse durante l’intervista con un collega neolaureato prossimo ai 40 anni che ha richiesto di rimanere anonimo.
Per quale motivo hai deciso di contattare la redazione di Nurse Times?
Seguendovi da diverso tempo ho notato che di recente sono aumentate sempre di più le testimonianze/sfoghi sulle procedure concorsuali ed i relativi commenti.
Ho preso spunto dall’articolo intervista di una nuova leva e dalla foto del concorso per cancellieri apparsa sul gruppo “Infermiere Professionista della Salute”.
Puoi raccontarci qualcosa di te?
Sono un infermiere a tempo indeterminato presso una struttura pubblica che ha almeno 10 anni in più di età rispetto ad una nuova leva, che prima di infermieristica ha portato a termine 6 anni (triennale, specialistica e master) di un altro percorso di studi e che prima di trovare il posto “fisso” ha partecipato ad almeno una trentina tra avvisi e concorsi.
Come descriveresti la maggior parte degli infermieri neolaureati?
Si tratta di ragazzi che vivono in una realtà distorta anche se non per colpa loro bensì perché non se ne rendono conto. Nessuno ha mai mostrato loro la vera realtà e non hanno vissuto in prima persona questa realtà.
Cosa ti spinge ad esternare affermazioni così pesanti?
È doveroso prima fare una premessa: non si possono negare tutte le problematiche che affliggono la nostra professione, dal demansionamento alla carenza di personale passando per le vie crucis a spasso per l’Italia con i concorsi.
Non dico nemmeno che la situazione attuale vada bene così com’è. Le mie non sono critiche mosse con il fine di invitare a non lamentarsi; sono atte solo a far capire alle nuove leve che in Italia ci sono problemi, nella professione infermieristica ci sono problemi, ma che un neolaureato in infermieristica è comunque più avvantaggiato e “fortunato” di tanti altri neolaureati in altre discipline.
Potresti farci alcuni esempi?
Inizierò con una considerazione sul titolo di studio: nessuno intende sminuire la laurea in infermieristica, ma per esperienza personale e analizzando i dati (la matematica non è una opinione) bisogna ammettere che lo studio non si possa paragonare per mole e difficoltà a quello di diversi altri percorsi.
Occorre riconoscere inoltre che si tratti di uno dei pochi percorsi con tirocinio in itinere (in tante altre professioni deve essere svolto post laurea). Infermieristica è uno dei pochi percorsi dove si riesce a lavorare tranquillamente con la triennale (per la maggior parte delle altre professioni senza la magistrale si è quasi nulli).
Occupazione: anche qui nessuno nega i blocchi del turnover, la richiesta effettiva di infermieri non supportata adeguatamente dalle strutture sanitarie e le difficoltà incontrate per la ricerca del posto di lavoro, ma la percentuale di occupati ad un anno dal conseguimento del titolo resta comunque tra le più alte in Italia.
Ci sono numerose professioni con un più alto numero di disoccupati.
Inoltre, aspetto a mio avviso più rilevante, magari non si trova da subito l’agoniato posto fisso (c’è anche chi supera il primo concorso a 15 giorni dalla laurea), ma armandosi di pazienza e volontà nello spostarsi, un’occupazione si trova da quasi subito e la maggior parte con un vero e proprio contratto al contrario di tanti altri professionisti costretti a tirocini non retribuiti, stage, rimborsi spese etc.
Compenso economico: nessuno nega che l’attuale stipendio non sia congruo rispetto alla mole di lavoro e responsabilità di cui si fa carico l’infermiere ogni giorno. Se si analizzasse il romanzo “Generazione 1000 euro”, si noterebbe comunque un riconoscimento economico superiore 10 anni fa rispetto a quello dei coetanei di oggi. Il divario tra la realtà di quel passato e oggi appare ulteriormente aumentato.
Concorsi: è vero che così come sono organizzati adesso non vadano bene e che richiedano una spesa non indifferente, ma quanti concorsi sono indetti per le altre professioni?
Inoltre se c’è un aspetto sulle nuove leve che mi rattrista particolarmente è che per loro tutto sia dovuto. La maggior parte di loro ritiene di non doversi misurare con altri durante un concorso perché ha già dato con la laurea. Non conoscono la Costituzione italiana e si ispirano a modelli esteri improponibili in Italia.
Lascia un commento