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Nocera Inferiore: L’ASL Salerno scagionata dall’accusa di demansionare gli infermieri.

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La quota di iscrizione annuale all'Ordine degli infermieri «deve pagarla la Asl», la sentenza del giudice
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“Ogni eroe, alla fine, diventa una seccatura.” Ralph Waldo Emerson

Il tribunale di Nocera Inferiore sentenzia che non c’è demansionamento se l’infermiere deve svolgere anche il lavoro dell’OSS (causa civile iscritta al N. 2984/2020 R.G. Sezione Lavoro).

Succede a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. Capita che degli infermieri , stanchi di svolgere anche le mansioni di altre figure generiche e professionali, per decenni e senza vedere nessuna “luce in fondo al tunnel”, decidano di scardinarlo quel tunnel. Aiutati da un sindacato infermieristico, il Nursind, citano l’azienda per demansionamento.

Non avrebbero voluto arrivare a tanto, avrebbero voluto semplicemente essere ascoltati. Negli anni avevano inutilmente raccontato del loro disagio. Ognuno di loro si è fatto carico del lavoro dell’OSS e, a volte, anche del portantino, tornando infermieri nei ritagli di tempo. Lo avevano denunciato a più riprese, attraverso i rappresentanti sindacali: sui quotidiani locali, sulle riviste di categoria, in tv. Nulla era mai cambiato. Lo raccontano ancora, per l’ennesima volta, al giudice che deve valutarlo.

Le aspettative riposte nel pronunciamento del tribunale venivano percepite come certezze, strabordavano i confini della speranza. Conoscevano, quegli infermieri, il senso di frustrazione per non riuscire ad assicurare l’assistenza dovuta agli utenti, persi tra una marea di mansioni che non riuscivano a scrollarsi di dosso. Erano certi che il loro malessere fosse così palese che chiunque lo avrebbe percepito e riconosciuto, certamente non poteva sfuggire ad un giudice! Ne erano convinti, il loro gesto avrebbe cambiato il futuro dell’assistenza alle loro latitudini, migliorandolo nettamente, a vantaggio soprattutto dell’utenza.

La sentenza tanto attesa arriva. Non è la stessa che gli infermieri si aspettavano.

Il Giudice, dott. Angelo De Angelis, sentenzia: “La domanda appare manifestamente infondata e deve, di conseguenza, essere respinta senza necessità di ulteriore istruttoria.” Mortificando le motivazioni degli infermieri difesi dal dott. Domenico De Angelis.

La sentenza chiarisce ancora che: “Nel caso di mancata copertura degli organici (ad esempio, per esigenze di finanza pubblica) verrebbe in rilievo il dovere di leale collaborazione del lavoratore. “ E rimarca, a togliere ogni dubbio: “Le mansioni dell’operatore socio-sanitario, così come pacificamente delineate negli atti processuali, non sono completamente estranee rispetto alla professionalità dell’infermiere” sottolineando che: “Dalle buste paga offerte in comunicazione si evince che il ricorrente ha espletato numerose ore in straordinario, a conferma del fatto che le sue funzioni principali non potevano che essere quelle proprie della qualifica di appartenenza”, chiosando, sul lamentato danno d’immagine, che: “Un lavoratore che si prodighi nell’accudimento totalizzante dei degenti deve essere visto, sia all’esterno che all’interno dell’amministrazione sanitaria, con vivo apprezzamento e spiccata gratitudine.

Un dipendente pubblico che, seppure tra tante obiettive difficoltà, contribuisce col proprio impegno e la propria abnegazione a portare avanti un servizio così delicato come quello della sanità pubblica dovrebbe essere considerato un esempio e non certamente disapprovato per il fatto di aver espletato anche compiti diversi da quelli propri del suo profilo di appartenenza”.

Il tunnel che gli infermieri cercavano di abbattere per far filtrare qualche raggio di luce è caduto loro addosso, sprofondandoli nel buio più totale, negando anche l’aria necessaria alla sopravvivenza. Gli avvocati preparano il ricorso in appello. Gli infermieri , descritti dai media nell’ultimo periodo come moderni eroi, candidati al nobel per la pace, lasciano cadere dai volti l’ennesima lagrima che, leggera, a terra si incontra con la loro dignità, calpestata da chiunque abbia voglia di salirci sopra per apparire più alto.

Massimo Arundine.

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