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Le esplosioni di Beirut, i rischi del nitrato di ammonio

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Esplosioni Beirut, tre ospedali distrutti. Si prega perché rinascano dalle ceneri
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Le 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio ad alta densità hanno distrutto edifici storici, raso al suolo tre ospedali, ucciso 135 persone, ferito almeno 5.000 e reso senza tetto centinaia di migliaia di residenti.

Dal momento in cui una spedizione di sostanze chimiche altamente esplosive è arrivata nel porto di Beirut nel 2013, i funzionari libanesi l’hanno trattata nel modo con cui affrontano la mancanza di elettricità del paese, l’acqua di rubinetto velenosa e la spazzatura traboccante: litigando e sperando che il problema potesse risolversi da solo.

Sul New York Times si cerca di fare chiarezza sulle esplosioni di Beirut. Nonostante i molti avvertimenti sulla pericolosità del nitrato d’ammonio e gli appelli a smaltirlo in fretta, non fu mai portato via dal porto e sarebbe rimasto abbandonato in un magazzino fino a due giorni fa, quando per motivi ancora da chiarire – forse un’operazione di saldatura andata storta – è esploso.

Quali sono i rischi del nitrato d’ammonio, se la sostanza si inala accidentalmente?

Il nitrato di ammonio, la cui formula chimica è NH4NO3, si usa normalmente come fertilizzante in agricoltura. È anche il componente principale del cosiddetto ghiaccio istantaneo. In forma pura si presenta come solido bianco cristallino che si scioglie facilmente in acqua. Ma il nitrato di ammonio si impiega anche per la produzione di esplosivi, spiegano Sara Deganello e Carlo Andrea Finotto su il Sole 24 Ore.

Il fatto di essere facilmente reperibile e relativamente poco costoso lo rendono tra le sostanze preferite anche dai gruppi terroristici.

Uno degli effetti delle esplosioni che coinvolgono questa sostanza – spiega l’esperto Carlo Della Volpe dell’università di Trento sul blog della Società Chimica Italiana (riporta l’Ansa) – è la produzione di ossidi di azoto gassosi che, secondo la scheda di rischio, sono letali per inalazione e provocano ustioni e lesioni oculari anche gravi. Possono essere molto persistenti nell’aria se non vengono dispersi dagli agenti atmosferici. 

Come si legge nello studio Nitrato d’ammonio: un secolo di esplosioni di Christian Pasturenzi, Lucia Gigante, Paolo Cardillo (ISSI – Divisione Stazione Sperimentale per i Combustibili): “Si è talvolta verificata l’accensione e la combustione di sacchi di iuta che hanno contenuto il nitrato d’ammonio, non sufficientemente puliti e lavati, posti in vicinanza delle linee del vapore a 100 °C. Riscaldato a 200°C con amminosolfati dà luogo a deflagrazione, perciò esiste il pericolo di un’esplosione accidentale quando il nitrato d’ammonio entra in contatto con tessuti resi ignifughi con queste sostanze. A caldo (80-100°C) perde un po’di ammoniaca e diventa acido; questo spiega la reattività sotto i 100°C con un certo numero di sostanze come la cellulosa”.

Foto: Adnkronos

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