Nel 2013, ben il 14,9% di tutte le morti materne sono state da addebitarsi all’ aborto effettuato non in condizioni di sicurezza.
Un network di 1.800 gruppi e associazioni di 115 Paesi, con una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kii-Mon, ha avviato una campagna per chiedere di riconoscere il 28 settembre come data ufficiale per il diritto all’aborto sicuro. Perché? Purtroppo, nel mondo, l’aborto non in sicurezza rimane la principale causa di morte delle donne in età fertile. Nel 2013, i decessi sono stati pari al 14,9% di tutte le morti materne: ben 43 mila.
I promotori della campagna, per stigmatizzare il falso mito sulla pericolosità dell’aborto chirurgico, affermano nel documento che in verità, “ove fatto da operatori formati e con le dovute condizioni igieniche, è estremamente sicuro” e che è “una delle procedure mediche più sicure”. Nonostante questo, però, ancora la “metà di tutti gli aborti nel mondo non sono eseguiti in condizioni di sicurezza”. È perciò “urgente intervenire”, visto che così tante donne “continuano a soffrire e morire per le complicazioni di un aborto non sicuro”.
Così spiega invece Lisa Canitano della Laiga, Libera associazione italiana per l’applicazione della legge 194: “Il diritto ad un aborto legale e sicuro, e la libertà di scelta delle donne, però non è solo messa in discussione nei paesi del sud del mondo, ma anche in questa parte del mondo. Oltre a Donald Trump, che ha promesso leggi per impedirlo in tutto il Paese, c’è anche il caso della Polonia, dove è in discussione una legge che vuole eliminare i pochi casi in cui è consentito l’aborto legale, e vogliono che si parta dal loro paese per bandirlo ovunque”.
Fonte: ANSA
Articoli correlati:
Avvelenò la compagna per causarle un aborto, ma il suo bimbo è nato
USA, ginecologo nei guai per aver fecondato 50 pazienti col suo seme
Lascia un commento