In seguito ai risultati dell’analisi genetica pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Nature” sarebbe stata determinata la prevalenza della consanguineità nei componenti della razza umana.
I numerosi taboo culturali e religiosi relativi all’incesto hanno reso sicuramente difficile ottenere dati dai partecipanti alla ricerca.
Il team di studiosi australiani della University of Queensland, nel Brisbane, capitanati da Loic Yengo, ha esaminato oltre 450.000 genomi umani raccolti in un database biomedico britannico.
Osserva di migliaia di singoli punti del genoma, i ricercatori sono stati in grado di confrontare e determinare quali e quanti segmenti di DNA fossero similari tra loro su ogni cromosoma. Così facendo hanno potuto determinare eventuali gradi di parentela, anche remoti.
Dalla ricerca è emerso come il genoma di una persona ogni 3.652 nata nel Regno Unito tra il 1938 ed il 1967 presenti un livello di consanguineità estremamente elevato, con i due set cromosomici sovrapponibili per oltre il 10% del DNA. Ciò significa unione tra fratello e sorella, tra genitore e figlio oppure tra nonno e nipote.
I soggetti che hanno presentato un genoma sovrapponibile a quello ottenuto in seguito ad una gravidanza tra consanguinei hanno un altezza inferiore alla media, ridotta massa muscolare e capacità intellettive inferiori alla media.
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