Si tratta di Giuseppe De Martino, medico della clinica privata Mediterranea, reso celebre dai suoi interventi in ablazione ibrida sulla fibrillazione atriale.
Falsi a decine nella registrazione dei pazienti. Modalità di intervento sanitario poco chiare. È un rinvio a giudizio che fa rumore, quello che coinvolge il dottor Giuseppe De Martino, 50 anni, cardiologo ed elettrofisiologo, uno dei medici in vista della clinica privata Mediterranea di Napoli, ormai gruppo Neuromed, accreditata con il Servizio sanitario nazionale. Un esito non imprevisto, dopo un’inchiesta della Procura partenopea rimasta quasi del tutto sotto in silenzio. Intanto, sembra che la stessa clinica, per altri motivi, avesse già sospeso il professionista.
È un’indagine del pm Henry John Woodcock a svelare anomalie e condotte irregolari nell’attività di De Martino, valente cardiologo che si è specializzato nella diagnosi e nella cura delle aritmie. Un professionista che ha raggiunto la fama specie per la casistica delle sue operazioni in ablazione ibrida, la particolare tecnica, anche relativamente rischiosa, cui fa ricorso da anni per intervenire sulla fibrillazione atriale. Poi, lo squarcio sulle carte non in regola e alcune storie di pazienti.
De Martino, originario di Pagani, responsabile dei centri di Aritmologia non solo della Mediterranea, ma di varie cliniche tra Campania e Puglia, è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Napoli per un cospicuo numero di ipotesi di falso in atto pubblico. Il processo comincerà il 21 ottobre. In pratica, gli inquirenti hanno scoperto che l’elettrofisiologo ha aperto decine e decine di cartelle cliniche alla Mediterranea, mentre in quelle stesse ore si trovava a operare nell’Istituto Clinico Mediterraneo, sempre reparto di Elettrofisiologia, ma ad Agropoli. Episodi che il pm, attraverso gli accertamenti minuziosi dei carabinieri per la tutela della Salute, avrebbe accertato in numero di alcune centinaia solo nella primavera del 2019.
Perché un medico così impegnato e richiesto firma il falso? Solo per motivi di presenza legata alla diaria? Vi è poi da chiarire il legame tra i suoi contratti e le forniture di eventuali presidi medici da parte della Servisan, equipe privata diretta dallo stesso De Martino, che si autodefinisce “il terzo gruppo in Italia e il più forte tra Centro e Sud Italia” per numero di interventi in ablazione ibrida.
La parte lesa resta la Asl Napoli 1, che dovrà decidere se costituirsi in giudizio. Ma i filoni potrebbero non esaurirsi qui, visto che, negli ultimi tempi, persino sui canali social e nelle comunicazioni online, accanto a tante dichiarazioni di stima e gratitudine per gli interventi svolti dal medico, erano emersi anche accenti di rabbia e di frustrazione rispetto ad altri non riusciti.
De Martino operava sempre in una sala operatoria, e sempre con un anestesista al fianco? Oppure, per la tipologia di quegli interventi, poteva farne a meno? Interrogativi che incrociano il tema della gestione di fondi pubblici a sei zeri: ciascuno di quegli interventi costa migliaia di euro ed è in carico alla sanità pubblica. Ma le cartelle cliniche con i falsi sembravano un’inezia che viaggiava sotto silenzio.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Repubblica
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