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Napoli, i Pronto soccorso sono ancora nel caos

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Napoli, i Pronto soccorso sono ancora nel caos
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Proseguono le segnalazioni di gravi disagi negli ospedali “Cardarelli”, San Paolo e del Mare.

“Cardarelli”, Pronto soccorso di nuovo nel caos. Il fiume di pazienti nell’ultimo fine settimana è tornato a invadere le barelle. Ieri mattina, in Obi (il reparto posto a valle del Pronto soccorso, dove i pazienti dovrebbero sostare per non più di 24 ore prima del ricovero nelle unità specialistiche) sostavano 110 malati su 36 posti ordinari. Un imbuto infernale. «Una situazione grave e pericolosa – avverte la Cgil Medici, per la parte sia assistenziale sia igienico-sanitaria, visto che ogni paziente è accompagnato da almeno un familiare».

Elevatissimo il carico di lavoro e il rischio di errori e eventi avversi. Il personale (3 medici per turno e 6 infermieri) non riesce a badare al meglio a tale massa di ricoverati. Una bomba pronta a esplodere, con turni in Pronto soccorso ad aprile scoperti per circa 560 ore, mentre continua la fuga di medici e infermieri, che appena possono migrano nelle retrovie o in altri ospedali.

Carenze e difficoltà di lavoro che al “Cardarelli” si registrano anche nelle altre unità assistenziali, come segnalato dall’intersindacale della dirigenza medica. Qui, da anni, a differenza di altre Asl e ospedali, i fondi del trattamento accessorio attributi dalla Regione sono utilizzati per coprire gli straordinari e assicurare i livelli di assistenza. Inoltre è trattenuta in busta paga una rata annua di 292mila euro, necessaria al riallineamento con le retribuzioni medie regionali di annualità pregresse. Circostanze che hanno azzerato la voce accessoria in busta paga, frenando anche le progressioni di carriera e penalizzando molti medici, che partecipano ai concorsi con titoli non riconosciuti, e chi è vicino alla pensione.

Crisi anche al San Paolo. Carenze di personale, percorsi a metà, reti tempo-dipendenti non complete, mancanza di sinergie tra reparti, aziende ospedaliere e Medicina del territorio a compartimenti stagni i nodi da sciogliere. Il primario del Pronto soccorso segnala l’impossibilità di completare i turni di marzo e aprile, l’assenza del medico in Obi e un organico rimaneggiato a sole 12 unità, di cui 4 reperiti nel personale del 118 (rispetto alle 20 necessarie), insufficienti per garantire il normale percorso diagnostico-terapeutico del paziente critico.

Disservizi segnalati pure all’Ospedale del Mare, dove nei giorni scorsi un paziente, dopo un intervento d’urgenza, è stato ricondotto nel Pronto soccorso. “Tale scellerata decisione – scrive in una nota il primario – rende il paziente vulnerabile per inidonea allocazione, ridotta assistenza medica e infermieristica, esposizione a fonti infettive, senza che sia individuato il responsabile dell’assistenza di quel paziente dopo l’intervento chirurgico”. Un percorso assistenziale inappropriato e rischioso. Una lacuna di sistema segnalata anche da molti primari riuniti una settimana fa in un tavolo di lavoro della Cgil.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Mattino

 

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