Si chiama tromboendoarterectomia. Il paziente è stato “ibernato” per aprire le due arterie polmonari.
Durante una delle sue quotidiane lezioni di tennis ai bambini un istruttore napoletano di 45 anni ha accusato un malore: non riusciva più a respirare. Ricoverato in un ospedale campano, è stato in seguito trasferito, in condizioni critiche, al Policlinico Federico II di Napoli, prima all’unità di Terapia intensiva cardiologica, poi nel reparto di Cardiologia, diretto dal professor Pasquale Perrone Filardi.
La diagnosi è stata tutt’altro che incoraggiante: «Il paziente mostrava un’embolia polmonare massiva subacuta con coinvolgimento delle due arterie polmonari prossimali e con un quadro clinico di progressiva instabilità emodinamica, nonostante il trattamento con terapia medica ottimale», spiega Perrone Filardi. In altre parole, il paziente, a causa della ridotta ossigenazione del sangue, determinata dall’ostruzione delle arterie polmonari, sarebbe potuto morire di lì a poco. Le sue condizioni, con il trascorrere delle ore, sono diventate estremamente critiche e il trattamento chirurgico, a carattere di emergenza, è diventata l’unica possibilità per salvargli la vita.
È stato quindi valutato dall’Heart Team del Policlinico, che ha effettuato oltre il 50% degli interventi chirurgici in regime di urgenza e di emergenza ed è quindi abituato ad affrontare situazioni particolarmente complesse, con il supporto dei cardioanestesisti, guidati dal professor Giuseppe Servillo, e grazie alle consolidate procedure nell’ambito dei trattamenti endoprotesici per affrontare le sindromi aortiche acute, con il team coordinato dal professor Gabriele Iannelli.
L’equipe guidata dal professor Emanuele Pilato, direttore dell’unità di Cardiochirurgia, ha quindi deciso di procedere a un intervento cardiochirurgico mai eseguito prima nel Policlinico federiciano e in Campania: un’embolectomia delle arterie polmonari, ovvero un’estrazione chirurgica dei trombi che occludono le arterie polmonari. Un intervento durato circa nove ore. In sala operatoria, insieme al professor Pilato, erano presenti i dottori Riccardo Tozzi e Giuseppe Comentale, ambedue cardiochirurghi, coadiuvatati dai cardioanestesisti Fulvio Giuricin e Gaetano Castellano, e dai perfusionisti coordinati da Alessandra Notarnicola.
«L’intervento chirurgico, molto complesso e delicato, si chiama tromboendoarterectomia polmonare e si effettua solo in circolazione extracorporea raffreddando il paziente fino a 18 gradi di temperatura, una sorta di ibernazione – sottolinea Pilato –. Una volta aperte le due arterie polmonari, si procede alla rimozione dei trombi che occludono il circolo polmonare, in modo da permettere al paziente di respirare nuovamente. Questi tipi di interventi si realizzano esclusivamente presso due centri in Italia, a Bologna e a Pavia, che hanno un programma strutturato per questo approccio chirurgico, e ne vengono realizzati non più di 70 all’anno».
Una tecnica che Pilato ha appreso nel 2004 a Vienna dal professor Walter Kepletko, il più noto chirurgo toracico europeo (salito agli onori della cronaca per aver trapiantato di polmone a Niki Lauda), poi implementata e perfezionata dallo stesso Pilato a Bologna, ed oggi approdata a Napoli. «L’intervento – aggiunge Perrone Filardi – si è concluso in maniera ottimale e il paziente, dopo un buon decorso postoperatorio, è stato dimesso. Dopo un periodo di riabilitazione, potrà riprendere le sue abitudini quotidiane».
Conclude Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II: «Un esempio di altissimo livello della nostra offerta assistenziale, oggi ancora più ricca. I pazienti campani, e non solo, hanno una nuova opportunità chirurgica di altissima specializzazione possibile grazie alle nostre professionalità e al lavoro sinergico che gli operatori del Policlinico Federico II riescono a realizzare unendo competenze e approcci disciplinari diversi, condividendo esperienze e rappresentando un riferimento di eccellenza sanitaria nel Sud Italia».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Mattino
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