Riceviamo e pubblichiamo un commento alla vicenda del dottor Antonio Marfella, medico oncologo dell’IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, che ha scelto di curarsi a Milano anziché nella sua terra.
L’erba del vicino è sempre più verde. Ma ne siamo sicuri? O è solo una questione di esposizione alla luce, che fa sembrare il colore differente? Tranquilli, non ci stiamo dedicando al giardinaggio. Cerchiamo solo di capire come mai si cerchi a tutti i costi di affossare la sanità campana, nonostante la volontà e i tentativi di ripresa.
La polemica ha avuto inizio negli ultimi giorni, quando il dottor Antonio Marfella, medico oncologo dell’IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, ha dichiarato che per curare il suo tumore alla prostata andrà a Milano, in quanto non si fida della sanità campana. Le sue motivazioni e spaziano dalla mancanza di personale all’inesperienza in sala operatoria, passando per le condizioni di lavoro estreme.
Ma come è possibile distorcere in questa maniera la realtà, riferendosi a uno dei fiori all’occhiello della sanità campana, punto di riferimento per quanto riguarda le terapie oncologiche? Come può un professionista, dipendente di un’azienda, screditare l’azienda stessa, verso la quale indirizza i pazienti? Che credibilità avrà l’azienda dopo le dichiarazioni di un suo stesso dipendente?
Come vi sentireste se il vostro negoziante di fiducia, quello che vi vende la sua merce come la migliore della zona, andasse a comprare altrove la stessa merce per il suo consumo personale?
Il detto popolare “Fa’ chell’ ca dico io, ma nun fa’ chell’ ca facc’ io” calza a pennello!
L’IRCCS Fondazione Pascale è stata più volte celebrata negli ultimi anni per essere tra le più organizzate in Campania in termini di reclutamento del personale e innovazioni riguardanti le tecniche operatorie, di assistenza e di ricerca. Per questo la stragrande maggioranza ritiene fuori luogo le parole del dottor Marfella.
In totale contrapposizione c’è poi la storia della dottoressa Paola Dama, ricercatrice campana che lavora negli Usa. Lei ha deciso di rientrare in Campania più volte per curarsi proprio al Pascale di Napoli, nonostante sia totalmente coperta da assicurazione sanitaria negli Usa. La sua scelta è dovuta alla totale fiducia riposta nelle strutture e nei professionisti campani, che hanno già curato sua madre in passato. Irresponsabile? No, semplice conoscitrice dei mezzi e delle capacità dei colleghi campani.
Ciò che tendono a sottolineare i molti professionisti sanitari che ci hanno dato la loro testimonianza è che realmente non è tutto oro ciò che luccica. Chi ha vissuto e vive in prima persona le altre realtà lavorative fuori dalla Campania, infatti, sostiene che non sempre quello che non è Campania è sinonimo di eccellenza. Le carenze, gli errori, le mancanze sono all’ordine del giorno anche altrove. Ciò che cambia le cose in alcuni casi è probabilmente quella differenza di “esposizione alla luce” che rende l’erba del vicino sempre più verde. Ecco qualche esempio.
Genova: dimesso dopo intervento, muore in ambulanza
Firenze: incinta muore col bambino dopo intervento di colecisti
Grosseto: muore dopo intervento alla gola
Milano: dimesso dal ps muore dopo due ore
Udine: muore durante intervento sbagliato
Modena: condannato medico per intervento diverso dal concordato
Senza ombra di dubbio la sanità campana ha passato, sta passando e passerà periodi bui, ma non ci sembra questo il modo corretto per provare a risollevarla, come si sta facendo, per il bene dei cittadini e per la ripresa generale del Mezzogiorno d’Italia.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alla Fondazione Pascale di Napoli, sottolineando come non debbano essere i pareri personali di un singolo individuo a buttare giù ciò che l’Azienda ha costruito e sta continuando a costruire per il bene della sanità campana. Inoltre cogliamo l’occasione per augurare al dottor Marfella e alla Dottoressa Dama una buona riuscita delle rispettive cure e una pronta guarigione.
MOVIMENTO INFERMIERI CAMPANIA
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