Una nuova infermiera killer in corsia? Macché… stavolta è il noto quotidiano Libero che, utilizzando il caso della bambina morta di malaria a Brescia, prova a diffondere un allarmismo ingiustificato
La aspettavamo. Come si aspetta un infarto. Con in bocca il solito, stomachevole gusto dell’inevitabilità. Era solo una questione di tempo e, puntualmente, è arrivata: l’insinuazione. Senza fondamento alcuno. Buttata lì così, col chiaro intento di guadagnare più click possibili e vendere qualche giornale. Attaccando, di nuovo, una categoria che non ha nella difesa di sé stessa la sua arma migliore… e che perciò è facilissima da insidiare: quella degli infermieri.
Eh già, perché una nuova “Infermiera killer” è stata sbattuta in prima pagina. E, pensandoci bene, dopo il caso della Poggiali (assolta in appello, tra l’altro, VEDI), era quasi scontato: il titolo “infermiera killer” funziona, non c’è niente da fare. Attira l’attenzione. Vende. Focalizza bene su dove indirizzare il proprio odio e la propria diffidenza. E poco importa se la categoria professionale degli infermieri non c’entri nulla…
Stavolta, dopo dopo quello de il Giornale di qualche mese fa (VEDI), a partorire l’infelice e improbabile titolone è stato Libero, diretto da Feltri: “Un’infermiera killer? Bimba morta di malaria, la seconda inquietante ipotesi”. Sì, si parla dello strano caso della piccola Sofia, trasferita da Trento agli Spedali Civili di Brescia e deceduta a soli 4 anni per una forma molto aggressiva di malaria (causata dal parassita Plasmodium Falciparum).
Un caso “strano” e a dir poco eccezionale visto che la malattia, causata da un parassita che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles, in Italia è scomparsa a partire dagli anni ’50. Così spiega all’AdnKronos Salute Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale:
“Il contagio può avvenire o recandosi nei luoghi dove la malaria è endemica, o attraverso un vettore o direttamente con scambio di sangue. La prima e l’ultima ipotesi devono essere escluse, dato che la piccola paziente non si era mai recata in viaggi del genere e che è stata sempre trattata con materiale monouso in ospedale. Resta in piedi l’ipotesi vettore.”
E nell’ospedale dove era ricoverata la bimba, guarda caso, c’erano due bambini con malaria. L’incubazione del parassita, poi, di solito da 6 a 15 giorni, ha contribuito a rendere più verosimile il contagio tramite un vettore. Una zanzara.
Vista l’eccezionalità del caso, come è giusto che sia, la procura di Trento ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. Si punta ad accertare se siano stati seguiti correttamente tutti i protocolli da utilizzare nel caso di malaria, così da ricostruire con precisione le varie tappe cliniche che hanno portato al decesso della piccola.
“Ma non è detto che si riescano ad avere delle risposte esaustive. – riporta Libero – Anche se fosse avvenuto un ipotetico contagio diretto fra i bambini (tramite il sangue) oppure tramite l’utilizzo di strumenti non sterilizzati e non monodose – tutte circostanze smentite categoricamente dall’Azienda sanitaria – trovarne le prove ora, a distanza di più di due settimane sarà molto difficile.”
E secondo il noto quotidiano, queste poche righe, confuse, con qualche ipotesi, qualche smentita, zero certezze e assenza di prove, bastano a giustificare il tentativo di destabilizzare i cittadini e l’opinione pubblica con un altro improbabile titolone dove si grida all’infermiera killer.
Caro giornalista di Libero… ma ci faccia il piacere!
Confidiamo nella FNC IPASVI per contrastare efficacemente quest’altro ennesimo e ingiustificato attacco alla professione infermieristica. Non se ne può davvero più.
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