Secondo il professor Giacomo Mangiaracina, il vizio delle sigarette, unito a una base genetica, avrebbe segnato il destino della “più amata dagli italiani”.
La morte di Raffaella Carrà a 78 anni è stata una brutta sorpresa per tutti gli italiani. Pochissimi, infatti, erano a conoscenza del tumore al polmone che, secondo indiscrezioni riportate da alcuni organi di stampa, la affiggeva da mesi e che non le ha lasciato scampo. Anche perché lei aveva mantenuto il massimo riserbo su una malattia che in passato aveva ucciso altri membri della sua famiglia.
“La mamma di Raffaella Carrà è morta a 63 anni, proprio per tumore al polmone – ha svelato Giacomo Mangiaracina, medico chirurgo, docente di Salute pubblica all’Università La Sapienza, presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione, fondatore e presidente della Società Italiana di Tabaccologia, intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus –. Quindi si tratta innanzitutto di una questione genetica. E poi, se una persona fuma, il destino è quasi inevitabile”.
Aggiunge Mangiaracina: “Purtroppo il fumo ci ha portato via Raffaella con dieci anni d’anticipo. Abbiamo molti studi che dicono che il fumo accorcia la vita di 10-12 anni, e questo vale per tutti. Il 90% dei tumori polmonari si verificano tra i fumatori. Se poi c’è una base genetica, è chiaro che tutti i modelli di stile di vita influiscono su quella base genetica. Il polmone della donna è più piccolo rispetto a quello degli uomini, e quindi anche gli effetti negativi sono triplicati, tant’è che il tumore al polmone è diventato la prima causa di morte tra le donne”.
Redazione Nurse Times
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