Clown e personaggi dei cartoni per rendere più allegro l’appuntamento col vaccino dei piccoli tra i 5 e gli 11 anni. Organizzato anche un forum su Facebook per rispondere alle domande più frequenti.
Dal 16 dicembre sono partitre le vaccinazioni anti-Covid per i bambini fra i 5 e gli 11 anni. Per l’occasione la citta di Milano ha scelto di lanciare un’iniziativa che renda meno traumatica la somministrazione, realizzando un parco a tema che riproduce angoli di Gardaland, con la presenza di personaggi dei cartoni animati più amati dai piccoli, con biglietti omaggio per una giornata nel parco divertimento più famoso d’Italia e con un “Attestato di coraggio” consegnato a ogni bambino per “aver intrapreso una missione straordinaria contro il coronavirus”.
La vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha voluto verificare di persona l’avvio di questa nuova fase, visitando l’hub allestito alla Fiera vecchia di Milano, in zona Portello, dove sono state aperte 18 linee vaccinali grazie alla cooperazione di cinque ospedali milanesi.“Iniziamo la campagna tra i bimbi – ha spiegato – mettendo a disposizione 62 hub con percorsi e personale dedicati. Grazie alla collaborazione di Gardaland, che al Portello ha gratuitamente messo a disposizione l’allestimento, abbiamo predisposto un’accoglienza a misura di bambino”.
Entrando dal Gate 6 di viale Scarampo, i piccoli sono accolti da clown e da Prezzemolo, Bambù e Tj, le mascotte di Gardaland, mentre murales con immagini dei vari personaggi dei cartoni animati accompagnano i bimbi fino all’uscita dell’hub. “Siamo soddisfatti – ha aggiunto Moratti – di come stanno aderendo le famiglie. Con circa 70mila prenotazioni, abbiamo già superato il 10% della platea vaccinabile. Vogliamo però che ogni famiglia sia consapevole di quello che sta facendo”.
Ma non basta. Mentre l’ospedale in Fiera apriva le porte ai bambini, in piazza Lombardia i massimi esperti rispondevano alle domande dei cittadini sulle vaccinazioni in età pediatrica. Due ore di diretta Facebook sulla pagina social della Regione, durante la quale sono state formulate oltre 2mila domande. Tanti i temi trattati a cominciare dalla necessità o meno di sottoporre la fascia di età tra i 5 e gli 11 anni alla vaccinazione anti-Covid dal momento che la malattia non sembra colpire in forma grave i più piccoli.
Un quesito, questo, che trova risposta nei numeri snocciolati da Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale lombarda, il quale ha subito spento la fake news sui bambini esclusi vaccinazione in altri Paesi: «Israele e Stati Uniti sono in testa alla vaccinazione degli under 12. Israele ha vaccinato già il 9%, inizindo dei bambini, mentre negli Usa 5 milioni e mezzo di bambini tra i 5 e gli 11 anni hanno ricevuto almeno una dose e quasi 2 milioni hanno completato il ciclo vaccinale. Il dato più interessante è che non sono stati registrati sintomi avversi, al di là di febbre e mal di testa, ovvero i classici effetti collaterali da vaccino».
Il tema degli effetti collaterali è stato approfondito da Andrea Biondi, pediatra dell’Università Bicocca, che ha parlato in particolare degli eventuali problemi cardiaci: «Nei 3082 bambini, che hanno preso parte alla sperimentazione non si sono riscontrati casi di miocardite, e questo è un dato rassicurante. Solo nei giovani adulti è stata riscontrato qualche caso, in forma lieve. D’altro canto, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia dicono che a novembre 2021 sono stati ricoverati in terapia intensiva 46 bambini nella fascia d’età 5-11 anni, e purtroppo 11 sono deceduti. Da pediatra, non posso accettare che ciò accada. Per questo dico a tutti i genitori di vaccinare i propri figli».
Un invito ribadito da Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’istituto clinico Humanitas: «Meglio non rimandare, poiché il Covid corre veloce. Fare la vaccinazione ai bambini è indispensabile prima di tutto per tutelare la loro salute, ed è un buon allenamento per le difese immunitarie. Non spaventiamoci se dovremo fare un richiamo con una terza o quarta dose». Anche perché «oggi rischiano l’ospedalizzazione sei bambini su dieci, e la possibilità di contrarre una forma grave è in aumento», ha detto Raffaele Badolato, direttore della Pediatria agli Spedali Civili di Brescia, aggiungendo: «Questo dovrebbe bastare per scegliere di far vaccinare i bambini».
E a chi domandava se sia necessario sottoporre il bambino a esami prima del vaccino il direttore della Neonatologia dell’Asst Santi Paolo e Carlo, Giuseppe Banderali, ha risposto: «Un test sierologico prima della vaccinazione non aggiunge nulla. Anzi, può creare confusione. I bambini sono predisposti a ricevere più vaccini, perché sono in una fase di plasticità. Quindi non occorre indagare sul numero di eventuali anticorpi presenti prima della vaccinazione».
Da segnalare anche l’intervento durante il dibattito social di Maria Antonella Costantino, direttrice della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Fondazione Irccs Cà Granda Policlinico di Milano, che ha focalizzato l’attenzione sugli eventuali danni psicologici causati dal Covid nei più piccoli: «Un ricovero per le restrizioni imposte dalla pandemia può avere un impatto forte sui bambini da un punto di vista neurologico. Meglio non rischiare e scegliere il vaccino».
Redazione Nurse Times
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