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“Mia mamma malata terminale, solamente un numero in un letto” la lettera di Monica

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L’infermiere e la deontologia nel rapporto professionale: quando i principi etici migliorano la pratica sanitaria

Mercoledì 27 Aprile 2016 sulla posta dedicata ai lettori del sito www.gazzettino.it (VEDI) ritroviamo una lettera firmata dalla sig.ra Monica Riccato, figlia di una donna sottoposta a cure oncologiche, intitolato: “mia mamma malata terminale, solamente un numero in un letto”.

In questa lettera viene denunciato il completo abbandono della madre nella stanza di isolamento protettivo arrivando ad affermare che, addirittura, un infermiere in particolare ha dimostrato un “vero e proprio disprezzo e menefreghismo” per la signora.

Ma come può accadere questo? I soliti motivi sventolati da tutti, relativi alla reale carenza del personale infermieristico e ad un’organizzazione non ottimale, non bastano e non devono bastare a spiegare questi fenomeni.

Sull’infermiere ricade uno specifico obbligo denominato “posizione di garanzia”, derivante dall’articolo 4o del codice penale che afferma ” (…) Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.

Ma gli infermieri dovrebbero andare oltre al codice penale, pur essendo fondamentale per la nostra popolazione. Infatti, basterebbe solo orientare la propria azione professionale ai principi etici che la nostra professione si è data e che sono raccolti nel codice deontologico infermieristico.

Il codice deontologico dovrebbe essere la guida dell’agire professionale infermieristico, su cui si deve basare il rapporto infermieri/assistiti. Questa relazione si deve manifestare attraverso interventi specifici, ovvero propri della scienza infermieristica, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico – scientifica, gestionale, relazionale ed educativa.

L’infermiere, quindi, deve agire in prima persona con autonomia di scelta e responsabilità muovendosi all’interno di una cornice valoriale al fine di assistere e perseguire la salute dell’assistito come bene fondamentale della persona e della collettività.

La mission prioritaria dell’infermiere è quella del prendersi cura della persona che assiste in maniera olistica, non dimenticandosi, però, del contesto sociale e ambientale dell’assisitito, creando, quindi, una relazione empatica e professionale.

Di seguito, riportiamo alcuni articoli del codice deontologico che, se rispettati, ci aiuteranno a curare e prendersi cura della persona nel rispetto della vita, dei valori, della dignità e della libertà dell’individuo:

Articolo 4 – L’infermiere presta assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona.

Articolo 5 – Il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per l’esercizio della professione infermieristica.

Articolo 6 – L’infermiere riconosce la salute come bene fondamentale della persona e interesse della collettività e si impegna a tutelarla con attività di prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione.

Articolo 7 – L’infermiere orienta la sua azione al bene dell’assistito di cui attiva le risorse sostenendolo nel raggiungimento della maggiore autonomia possibile, in particolare, quando vi sia disabilità, svantaggio, fragilità.

Articolo 11 – L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiorna saperi e competenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca. Progetta, svolge e partecipa ad attività di formazione. Promuove, attiva e partecipa alla ricerca e cura la diffusione dei risultati.

Articolo 20 – L’infermiere ascolta, informa, coinvolge l’assistito e valuta con lui i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e facilitarlo nell’esprimere le proprie scelte.

Articolo 21 – L’infermiere, rispettando le indicazioni espresse dall’assistito, ne favorisce i rapporti con la comunità e le persone per lui significative, coinvolgendole nel piano di assistenza. Tiene conto della dimensione interculturale e dei bisogni assistenziali ad essa correlati.

Articolo 22 – L’infermiere conosce il progetto diagnostico-terapeutico per le influenze che questo ha sul percorso assistenziale e sulla relazione con l’assistito.

Articolo 23 – L’infermiere riconosce il valore dell’informazione integrata multiprofessionale e si adopera affinché l’assistito disponga di tutte le informazioni necessarie ai suoi bisogni di vita.

Articolo 24 – L’infermiere aiuta e sostiene l’assistito nelle scelte, fornendo informazioni di natura assistenziale in relazione ai progetti diagnostico-terapeutici e adeguando la comunicazione alla sua capacità di comprendere.

Se l’infermiere utilizza e fa proprio il contenuto valoriale espresso nel codice deontologico riesce, oltre a tutelare i diritti degli assistiti, a implementare la qualità dell’assistenza stessa.

Oggi l’infermiere, forte delle norme giuridiche attualmente in vigore, è un professionista sanitario a cui ogni cittadino può rivolgersi in modo diretto e sicuro di trovare in lui delle risposte che saranno in grado di soddisfare i propri bisogni. Ecco perchè non sono ammessi comportamenti di questo tipo.

E, qualora, per carenze di tipo organizzativo non fosse possibile dedicarsi alla mission principale della nostra professione, anche per evitare danni ai nostri assistiti, possiamo, anzi dobbiamo, ricorrere alla segnalazione di queste carenze, anche all’IPASVI.

Ricordiamo che, il rispetto del codice deontologico, oltre ad un obbligo morale, etico e professionale, è anche un obbligo giuridico, in quanto è riconosciuto come fonte eteronoma, cioè come norma che, pur non essendo stata emanata dallo Stato Italiano (anzi, è stato emanato dalla professione), ha un valore giuridico vincolante.

Siamo sicuri che gli infermieri, quotidianamente, continueranno ad impegnarsi a offrire prestazioni professionali di qualità, efficaci, efficienti, sicure e ad alto contenuto etico, seguendo i principi espressi nel nostro codice deontologico.

Carmelo Rinnone

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