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“Meno male che c’era un medico a bordo”. Il racconto di un parto in ambulanza e le precisazioni di Opi Crotone sul ruolo degli infermieri

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“Se quella sera il dottor Gerace non fosse stato di turno, l’infermiere avrebbe affrontato tutto da solo, con il solo supporto dell’autista, e l’esito non sarebbe stato altrettanto sereno”. Così recita una nota diffusa dal Comitato Cittadino per l’Ospedale di Mesoraca (Crotone), facendo riferimento alla nascita di un bambino sull’ambulanza che stava trasportando la madre all’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Una nota sulla quale Opi Crotone è a sua volta intervenuto per offrire alcune precisazioni.

Il parto in ambulanza

Ma andiamo con ordine. Alle 21 circa del 3 giugno scorso un’ambulanza del 118, partita tempestivamente da Mesoraca, soccorre una signora residente a San Mauro, alle prese con i dolori del travaglio, e si attiva per trasportarla in codice rosso al San Giovanni di Dio. “A bordo, fortunatamente, quella sera si trovava uno dei pochissimi medici in servizio nelle postazioni del 118: il dottor Luciano Gerace. Insieme a lui l’infermiere Salvatore Jaquinta e l’autista Francesco Greco“. Così si legge nelle cronache di alcuni organi di stampa.

Il bambino – Brian il suo nome – ha però fretta di venire al mondo, e lo fa circa 20 minuti dopo la partenza. Tutto va per il meglio, grazie alla professionalità dell’equipaggio, che mette la donna nelle condizioni di partorire in sicurezza, nonostante le condizioni non proprio ideali. La professionalità di tutto l’equipaggio, sarebbe il caso di sottolineare: medico, infermiere e autista. Subito dopo la nascita, l’ambulanza riparte alla volta di Crotone, dove mamma e neonato ricevono le cure necessarie nel reparto di Neonatologia. Entrambi stanno bene.

“Una storia straordinaria che, come ha sottolineato il Comitato Cittadino per l’Ospedale di Mesoraca, non è solo un evento da celebrare, ma anche un’occasione per riflettere sul valore umano e professionale di chi opera nel sistema sanitario di emergenza. Troppo spesso sottovalutato, e ancor più spesso lasciato in condizioni operative difficili, come quando le postazioni non dispongono della presenza di un medico (…) Questa storia, se da un lato emoziona, dall’altro denuncia l’urgenza di garantire sempre equipaggi completi, magari attraverso l’uso mirato delle prestazioni aggiuntive, troppo spesso negate al 118”. Questo il commento apparso su alcuni organi di stampa.

Le precisazioni di Opi Crotone

Sulla vicenda – o meglio, sul modo in cui è stata raccontata – sono intervenuti il presidente (Giuseppe Diano) e il direttivo di Opi Crotone, che hanno offerto alcune precisazioni importanti sul ruolo degli infermieri nel sistema dell’emergenza-urgenza. Precisazioni che riportiamo di seguito.

In relazione all’articolo dello scorso 5 giugno desideriamo fare alcune precisazioni. La figura del medico sull’ambulanza è certamente importante ma non imprescindibile. In alcune regioni italiane e anche nella nostra realtà è consentito che le ambulanze siano equipaggiate con soli infermieri specializzati, senza la presenza di un medico, già da tempo. Questa pratica è basata sulla consapevolezza che gli infermieri, con la loro formazione specifica in emergenza-urgenza, possono gestire situazioni non critiche in modo adeguato.

Gli infermieri che operano in ambulanza devono avere una formazione specifica per la gestione delle emergenze, sia in centrale operativa che in ambulanza o automedica. Gli infermieri specializzati possono gestire pazienti con condizioni stabili e non gravi, provvedendo al loro trasporto.

Da qualche tempo si dibatte, ormai quotidianamente, della utilità o della pericolosità delle ambulanze “India”, ovvero quei mezzi di soccorso sui quali ritroviamo infermieri e soccorritori, ma non il medico. Esse sono presenti sul territorio nazionale, in diverse regioni, da molti anni e svolgono egregiamente il loro compito, ovvero quello di fornire soccorso avanzato nel sostegno delle funzioni vitali (BLS), attraverso l’esecuzione di manovre salvavita e la somministrazione di farmaci in base a protocolli definiti dalla Centrale operativa 118.

Va precisato che a tali protocolli si è giunti facendo proprio quanto la comunità scientifica internazionale ha elaborato in materia, nella gestione di patologie traumatiche e non traumatiche, prevedendo le specifiche competenze dell’infermiere all’uopo adeguatamente e preventivamente formato. Infatti, oltre alla formazione e alle competenze conseguite dall’infermiere a seguito dello specifico corso di laurea, sono previsti ulteriori interventi formativi per accrescerne le competenze professionali, al fine di metterlo nelle condizioni di poter affrontare il mandato che gli viene attribuito in questi contesti.

“Se quella sera il dottore non ci fosse stato, l’infermiere si sarebbe trovato da solo in una situazione critica”. Questa affermazione del Comitato Cittadino circa la notizia di questo evento avvenuto in ambulanza ci fa comprendere quale importanza/spessore abbia l’infermiere agli occhi dell’opinione pubblica.

Quello che c’è da sapere, invece, è che l’infermiere è un professionista laureato e che, per lavorare sui mezzi di soccorso avanzati, ha conseguito master, specializzazioni e si forma costantemente. Tantissimi corsi di emergenza urgenza, ai quali partecipano anche i medici, vedono come formatori proprio gli infermieri, e fin dal 1992 un decreto del presidente della Repubblica attribuisce responsabilità al personale infermieristico nell’ambito dei protocolli della Centrale 118, della ricezione, registrazione e selezione delle chiamate, nella determinazione dell’apparente criticità dell’evento segnalato, nella codificazione delle chiamate e delle risposte.

Non vuole essere una provocazione, ma una semplice precisazione, affinché l’opinione pubblica dia agli infermieri il giusto ruolo e la giusta attenzione.

Redazione Nurse Times

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