Dal 1 all’8 luglio 2017, si è svolta a Marsiglia l’edizione numero 38 dei Giochi mondiali della medicina e della salute “Medigames” (VEDI), una sorta di olimpiade per professionisti sanitari (medici, infermieri, veterinari, dentisti, tecnici, amministratori).
E di nuovo lui, un infermiere di 49 anni, dipendente dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sposato e papà di 3 figli, ha portato a casa un’autentica vagonata di medaglie. Il dott. Raffaello Baitelli (‘Raffo’ per gli amici), questo il suo nome, ci ha raccontato di questa sua proficua sortita in terra francese. E non solo.
Continui ad essere l’infermiere più veloce del mondo e… anche quest’anno sei tornato a casa con un bel bottino di medaglie, parlacene.
Allora… Quest’anno rispetto a Maribor (VEDI), dove ho testato le diverse gare, mi sono preparato in modo specifico per affrontare più competizioni. In tutto, in questa edizione dei Medigames, ho partecipato a 10 gare di cui 9 in pista di atletica e una in vasca (nuoto). Ho portato a casa:
6 titoli di campione del mondo: 100m, 200m e 400m. Salto in alto. Lancio del disco. 100m rana.
3 argenti: lancio del peso, del giavellotto e del martello.
1 bronzo: pentathlon partecipando a 3 gare su 5 (non ho partecipato a 1500 e lungo) e vincendole!
Ai primi di giugno ho vinto anche l’argento ai campionati italiani master m50, nel decathlon.
Te le aspettavi o… ci sono state sorprese?
Direi un bottino oltre le aspettative, frutto comunque di una preparazione specifica ed accurata.
Ecco, appunto. Dietro a questi tuoi successi, alla soglia dei 50 anni di età, si nasconde uno stile di vita corretto e salutare. Riesci, in qualche modo, col tuo esempio, a divulgare tutto questo sotto forma di educazione sanitaria?
Quest’anno, dopo i successi di Maribor e le mie tante medaglie vinte ai campionati italiani e regionali master (con i conseguenti articoli sui giornali locali), sono stati in molti tra colleghi, pazienti e parenti, a chiedermi quali siano i miei “segreti” per tali prestazioni e per tutta la vitalità che, a quasi 50 anni di età, mi caratterizza.
Beh… sono i famosi segreti di pulcinella!
Io infatti, a tutti, in primis insegno che alla base di tutto sta una preparazione fisica fatta di fatica e di allenamenti; perciò il vero e proprio piacere di soffrire, col fine di raggiungere un obiettivo. Il tutto per 6 allenamenti settimanali, anche se per stare bene ne basterebbero 3. È la costanza che fa la differenza.
Secondo, è importantissima la cura dell’alimentazione: bilanciare carboidrati e proteine, avere una vita sana il più possibile all’aria aperta, assumere poco alcool, bere tanta acqua, controllare il proprio peso, consumare frutta, verdura, alimenti non troppo elaborati e, possibilmente, fatti in casa (no cibi precotti, no confezionati, ecc.); ovviamente qualche trasgressione ci sta…
Sono allenatore Fidal di atletica leggera ed allenando la mia squadra, inevitabilmente, mi alleno anche io. Cercando di essere d’esempio per migliorare le performance dei ragazzi.
Sono anche educatore all’oratorio, faccio l’animatore nei periodi estivi e di sera organizzo tornei di calcetto, volley (a cui, ovviamente, partecipo anche io); il tutto per mantenere la mia mente costantemente attiva, allenata e magari… giovane.
Fatica, sudore e sacrificio costanti… non sarà troppo per un sanitario quasi cinquantenne?
Troppo??? Non lo so. Sono 30 anni che faccio questa vita. So solo che e a 50 anni ne dimostro 30 e sto bene, quindi è mia intenzione continuare così.
Pensi di poter addirittura migliorare i tuoi record?
Penso di essere arrivato al culmine delle mie prestazioni. Sarà difficile anche solo confermare, ciò che ho fatto fino ad oggi. Anche perché, essendo quelle di Medigames categorie che vanno di 10 anni in 10 anni (la mia è la categoria ‘C’, dai 45 fino ai 54 anni), io inizio ad essere ormai tra quelli più vecchietti. Quest’anno ho battuto gente più giovane di me di 6 anni ed è stata una grossa soddisfazione, ma… pensare di ripetere all’infinito queste prestazioni è pura utopia.
Comunque… io punto a dare del mio meglio e ciò mi basta. Se poi riesco a vincere ok, altrimenti… faccio i complimenti a quelli più bravi di me, come ad esempio ho fatto appena finita la staffetta, momento in cui sono andato per primo a fare i complimenti ai tedeschi vincitori.
Sano agonismo innanzitutto.
E… in ospedale? Cosa porti di tutto questo?
Il fatto di sentirmi un concentrato di vitalità, professionalità e freschezza mentale è molto apprezzato dai miei pazienti. A loro, costantemente, cerco di far capire che controllando il peso, non esagerando con alcool-fumo e grazie a qualche allenamento, si può vivere molto meglio e si può affrontare con più leggerezza anche un ricovero ospedaliero.
Porto sempre loro questo esempio: “la differenza tra ripresa e non, in un grosso intervento chirurgico, è proprio lo stato in cui si arriva all’evento. Un atleta recupera in 5 giorni mentre un obeso, fumatore e bevitore… beh, in 30. E magari, purtroppo, si fa anche una brutta embolia polmonare”.
Questo fa riflettere le persone che, anche se spesso si trincerano dietro un poco convinto “mah, tanto tutti dobbiamo morire”, in realtà non credo che dimentichino tanto in fretta le mie parole. Anche perché solitamente concludo il dialogo con un perentorio: “è vero, tutti moriremo. Ma c’è modo e modo di farlo”.
Alessio Biondino
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