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Medici, le previsioni sul nuovo contratto: fino a 290 euro mensili in più e fino a 10mila di arretrati

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"Nuovo" contratto medici, le previsioni: fino a 290 euro mensili in più e fino a 10mila di arretrati
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Il rinnovo del contratto dei medici, scaduto nel 2018, è tra le priorità della questione sanità. In media l’aumento sarà di 241 euro lordi al mese. Per gli arretrati si parte da una base di 6.500 euro, aggiungendo l’una tantum dell’1,5% della retribuzione decisa dal Governo solo per il 2023, più altri fondi e indennità. Previsti benefici dello 0,22% per il trattamento accessorio, più gli aumenti per chi è in servizio in pronto soccorso. Sul tavolo anche le nomine del nuovo presidente Iss e del nuovo dg Aifa.

L’autunno caldo della sanità italiana è già iniziato. Sul tavolo, temi centralissimi, come il rinnovo dei contratto dei medici e le nuove nomine, tra cui quella del direttore dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ma anche il payback sui dispositivi o la mai sopita polemica sulle case di comunità previste dal Pnrr. I sindacati dei medici si dicono sempre “sul piede di guerra” e “pronti alla mobilitazione”, in vista soprattutto della partita finanziaria, ovvero le risorse per la sanità da prevedere in manovra.

Il rinnovo del contratto ddei medici gira intorno agli aumenti in busta paga, con una prima trattativa tra l’Aran, l’agenzia che si occupa del rinnovo, e il sindacato dei medici, già fallita nel luglio scorso. Il contratto, triennale, è scaduto nel 2018, quindi a queste somme vanno aggiunti anche gli arretrati (quattro anni e nove mesi). Ora si tenta la corsa in avanti per chiudere la trattativa entro settembre e far arrivare entro l’anno ai medici entrambe le voci, aumenti e arretrati.

Per i medici della prima linea si toccherebbero i 290 euro al mese, benefici dello 0,22% per il trattamento accessorio, più gli aumenti per chi è in servizio in pronto soccorso. In media, comunque, la cifra è di 241 euro lordi al mese. Per gli arretrati si può arrivare oltre 10.000 euro, partendo da una base di 6.500 e aggiungendo l’una tantum dell’1,5% della retribuzione decisa dal Governo solo per il 2023, più altri fondi e indennità.

Uno dei nodi più complessi da sciogliere è però quello di come vengono retribuite le ore extra dei medici in ospedale, questione centrale per i sindacati dei camici bianchi, Anaoo-Assomed e Cimo-Fesmed. Il fatto è che secondo i rappresentati dei medici, la fuga dagli ospedali è determinata dal fatto che le Regioni pretenderebbero una cifra sempre più alta di ore gratuite di servizio in corsia.

L’emergenza non è purtroppo una novità e affligge tanto i reparti quanto i pronto soccorso, con gli ospedali costretti a chiamare i medici a gettone. La richiesta è che le ore extra abbiano un tetto, ovvero 50, e che vengano retribuite in maniere diversa rispetto a oggi, cioè che non vengano pagate come «premi», cioè che il lavoro aggiuntivo non rientri tra i fondi di risultato.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha chiesto che in manovra siano inseriti fondi per 4 miliardi per la sanità. “Per la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale servono 4 miliardi aggiuntivi, di cui 2,7 solo per il rinnovo del contratto dei medici e veterinari per il triennio 2022-2024”, ha spiegato Pierino Di Silverio, segretario dell’Anaao-Assomed. Quindi quei 4 miliardi non basterebbero: “Occorre aumentare dell’1,5% la percentuale della spesa sanitaria pubblica sul Pil. Se non ci sono risposte, non resteremo con le mani in mano”.

Il Def scritto dal Governo pochi mesi fa, aggiunge Michele Vannini, segretario nazionale della Fp Cgil con delega alla Sanità, “programma di portare la spesa pubblica rispetto al Pil al 6,2% nel 2025: inferiore ai livelli pre pandemia”. Il tutto mentre crescono il costo della vita, le spese di tasca propria e la rinuncia alle cure: “Va rovesciata la scelta di disinvestire sulla sanità pubblica, oppure il Governo si dovrà assumere la responsabilità di averla affossata”.

Tra i temi caldi, la partita, la cui conclusione dovrebbe essere imminente, per la nomina del successore di Silvio Brusaferro alla presidenza dell’Iss, il cui incarico scade il prossimo 11 settembre. Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) attende il nuovo direttore generale, che dopo la riforma succederà alla facente funzione Anna Rosa Marra, nominata da Schillaci. Ma il decreto attuativo sulle modalità di nomina non ha ancora concluso l’iter di approvazione.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

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