Dopo nove mesi di battaglia contro la leucemia, il bimbo romano ha potuto riabbracciare i suoi amici.
Domenica notte il piccolo Matteo ha dormito poco. Sapeva che, svegliandosi al mattino, la sua giornata sarebbe stata diversa: «Mamma torniamo a scuola, ho voglia di abbracciare i miei amichetti». E così, dopo nove mesi lunghissimi, trascorsi a combattere quel male che l’ha colpito a soli otto anni, il bambino, affetto da una leucemia linfoblastica acuta di tipo B, ha varcato nuovamente l’ingresso della scuola elementare di Roma che frequena, stringendo forte la mano di mamma e papa. «Era felice, ma al contempo spaventato, quasi imbarazzato – spiega mamma Sara –, perché ha capito che tutta l’attenzione era su di lui».
Ad accoglierlo, le maestre di sempre e gli stessi compagni che aveva lasciato ben prima di Natale per curarsi, compreso il bimbo che non aveva ultimato i richiami vaccinali per il morbillo-parotite-rosolia e che invece si è messo in regola, permettendo così a Matteo di tornare alla sua normalità. Con la mascherina sul volto, il cappellino ben calato sulla testa per non prendere freddo, il piccolo, alzando la mano e formando una “V” di vittoria con le dita, di fronte all’istituto ha trovato le mamme e i papa degli altri bambini, che gli hanno dedicato un grande applauso e poi un palloncino a forma di cuore: “Bentornato a scuola”, la frase scritta sopra. Mancavano pochi minuti alle dieci.
«Adesso si inizia una nuova fase», aggiunge mamma Sara. Per questi primi giorni la direzione, d’accordo con la famiglia di Matteo, la scuola ha stabilito a un rientro “soft”. Una, due ore al massimo nel primo periodo, per poi tornare con gradualità al tempo pieno. Matteo è corso dentro, salendo le scale che portano alla sua aula, e si è seduto al fianco di una bambina. Tra pasticcini e succhi di frutta la prima ora della sua nuova vita (è tornato a casa intorno alle 11) è trascorsa come se questi nove mesi di assenza fossero ormai lontani, cancellati.
«In classe, per un po’, è rimasto in silenzio – racconta ancora la mamma –, intimorito forse, ma poi ha detto di essersi divertito, anche perché la maestra, dopo la festicciola, gli ha fatto fare a tutti i regalini per la festa del papà». Quando è tornato a casa, il «suo sguardo era diverso, e per me poterlo raccontare equivale a provare una gioia e una felicità enorme». La famiglia del piccolo dedica un pensiero anche ai genitori no vax. Matteo ha rischiato di non poter tornare in classe per le resistenze di alcuni genitori contrari a vaccinare i propri figli. La sua malattia è in remissione ma non è ancora stata sconfitta, e per questo contrarre una malattia, come la rosolia o il morbillo, è potenzialmente letale.
Alle elementari – diversamente dagli asili nido e dalle materne – non è infatti previsto l’allontanamento per chi non è in regola con vaccinazioni e richiami, ma soltanto un’ammenda che varia dai 100 ai 500 euro e che viene stabilita in base alla proporzione del non adempimento. Per questo mamma Sara e papa Simone si sono battuti fino a ottenere la completa copertura vaccinale per tutti i bambini della scuola. «Ai genitori no vax – conclude la madre del piccolo – dico: non abbiamo combattuto questa battaglia per giudicarli o per creare loro dei problemi. Se lo abbiamo fatto, è stato per tutelare tutti i bambini immunodepressi, che sono tanti, e spero che d’ora in poi le mamme dei piccoli malati si facciano sentire, perché anche i nostri figli hanno il diritto di andare a scuola come tutti gli altri. Nelle nostre famiglie viviamo già nel dolore, e non è giusto provocarne dell’altro».
Intanto l’assessore alla Sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato, ha fatto gli auguri a Matteo, confermando quanto anticipato settimane fa: «Presto, come Giunta, presenteremo in Consiglio una norma che ha l’obiettivo di tutelare la salute dei bambini immunodepressi e di coloro che, per motivi di salute, non possono fare i vaccini obbligatori».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
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