“La situazione oggi è abbastanza pesante, anche se non mi stupisce. Negli ultimi anni, infatti, la Fnopi ha lanciato chiari messaggi alle istituzioni e alla politica sulla crisi della professione infermieristica, ma in questo momento il problema è ben più ampio, tanto che si può parlare di crisi del Paese. Sì, perché il nostro è un Paese con infermieri stanchi, che hanno un’età media molto alta, e tra dieci anni, con tante unità di personale che si avvicinano alla pensione, questo Paese rischierà di restare senza assistenza infermieristica”. Così Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, ai microfoni dell’Ansa.
“Inoltre – prosegue Mangiacavalli – questo Paese deve fare i conti col quadro epidemiologico: nel momento in cui avremo più bisogno di assistenza domiciliare da parte degli infermieri ne avremo sempre meno. Occorre quindi correre ai ripari, ma in maniera strutturata: non vogliamo più soluzioni tampone per situazioni emergenziali. Siamo abituati a vivere e a lavorare in emergenza, ma adesso basta. Come ente sussidiario, la Fnopi si è messa a disposizione delle istituzioni per tamponare l’oggi, avvalendoci di colleghi stranieri, ma contestualmente dobbiamo cominciare a lavorare per il domani”.
E cosa significa lavorare il domani? “Abbiamo bisogno di rendere più attrattive le condizioni di esercizio professionale, affinché i giovani possano scegliere di diventare infermieri – spiega Mangiacavalli -. Ciò significa garantire uno sviluppo delle competenze specialistiche, ma pure un’innovazione dei modelli organizzativi e relazionali tra professioni diverse, favorendo quella multiprofessionalità che fa crescere tutti. Ovviamente con un occhio agli aspetti contrattuali del riconoscimento economico. Senza questi interventi strutturali, il nostro Paese è destinato a restare senza infermieri, ripeto, nel momento in cui ne avrà più bisogno”.
Sempre Mangiacavalli: “Abbiamo osservato un significativo calo del 10% per quanto riguarda le iscrizioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie. Fnopi sta dialogando col ministero competente al fine di cambiare le modalità del test di ammissione, visto che Infermieristica è ancora troppo spesso la seconda o la terza scelta degli studenti. Abbiamo quindi bisogno di attualizzare tutto l’aspetto formativo della professione”.
Ricorda ancora Mangiacavalli: “Sappiamo che a partire dal 2029 avremo un’uscita stimata di 100mila infermieri. Mediamente ne escono 13-14mila all’anno per pensionamento fisiologico, mentre ne entrano 11-12mila: di fa presto a fare i conti. E qui stiamo ragionando dell’oggi, non delle sfide del Pnrr, con tutto lo sviluppo territoriale e domiciliare. Siamo quindi nell’ordine di decine di migliaia di infermieri mancanti”.
Conclude Mangiacavalli: “Alcune risposte sono arrivate, anche se non esaustive come ce le aspettavamo. Mi riferisco al tentativo iniziale di superare l’esclusività e il cumulo di impieghi. La risposta più concreta è sicuramente il dialogo continuo con la parte tecnica e con la parte politica (sia il ministero della Salute che quello dell’Università). Adesso, però, è arrivato il momento di concretizzare. Siamo consapevoli che la Legge di Bilancio a cui andiamo incontro è molto critica, ma abbiamo bisogno di segnali importanti. Con tutto il rispetto per le altre famiglie professionali, i pochi soldi disponibili non devono essere destinati solo a una professione”. Chiaro il riferimento alla categoria dei medici.
Redazione Nurse Times
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