La sanità ligure denuncia la mancanza di oltre mille infermieri. Personale sanitario necessario nelle strutture della regione e in quelle private. Intanto, il presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche (Opi) annuncia: “Se tutto va bene, entro l’anno arriverà un nuovo concorso”.
“Durante l’emergenza sanitaria sono stati assunti nel pubblico circa 450 persone perché erano fondamentali per i nostri ospedali. Ma questo ha svuotato le strutture private del terzo settore che adesso sono, in alcuni casi, sotto organico” ha detto Carmelo Gagliano, presidente dell’Opi.
L’emergenza sanitaria da Covid-19 avrebbe messo in luce l’importanza di avere un numero adeguato di personale infermieristico.
Secondo Gagliano, avrebbe, inoltre, mostrato il limite della sistema universitario di formazione che “non riesce a far studiare il numero sufficiente di infermieri che servono a garantire il normale turnover degli infermieri della regione Liguria”.
Dei 18 mila infermieri liguri, ogni anno circa 350 vanno in pensione, “mentre riusciamo ad assumere solo circa 280 colleghi nonostante il numero di iscrizioni sia di 350 studenti ogni anno: molti abbandonano durante il percorso, molti una volta formati tornano nelle regioni di provenienza, alcuni vanno a fare altro”.
La situazione, però, potrebbe cambiare: “Abbiamo avuto rassicurazioni da Regione Liguria che entro l’anno sarà fatto un nuovo concorso per assumere nuovo personale, ma aspettiamo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L’ultimo è del 2017, e nel frattempo sono esaurite due su tre delle graduatoria presenti sul territorio, quella di ponente (Asl 1 e 2) e quella della As3, mentre per il levante (Asl 4 e 5) siamo agli sgoccioli”.
“Serve una riorganizzazione del lavoro, con lo sblocco del pagamento a prestazione, un maggiore coinvolgimento e l’investimento sul personale Oss, – spiega Gagliano – ma soprattutto serve che le strutture adeguino la retribuzione a quella del settore pubblico, per evitare la fuga degli infermieri”.
Secondo l’ordine, infatti, la paga dei privati è circa la metà di quanto da il pubblico: “La prestazione vale 30 euro l’ora nel pubblico, e circa 15 nel privato.
A parità di impegno e rischio, la scelta appare scontata, soprattutto nelle situazioni che abbiamo vissuto in questi mesi”.
Scelte di gestione che hanno fatto la differenza: “Certamente abbiamo avuto molti casi di contagi nelle rsa della nostra regione – conclude – ma abbiamo avuto anche molti casi dove il virus è stato tenuto fuori grazie ad un’ottima organizzazione delle strutture e del loro personale. Dobbiamo ripartire da qui”.
Redazione NurseTimes
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